Un vasto movimento franoso, dal fronte di circa 500 metri spazzò via tutto
Ormai sono passati 43 anni da quella terribile data: il 21 novembre del 1976, nel buio di una notte fredda e piovosa, un disastro immane colpì il territorio di Pisticci. Un vasto movimento franoso, cancellò l’antico storico rione Croci. Una frana, per fortuna, senza alcuna vittima grazie all’impegno dell’allora sindaco, Nicola Cataldo, insieme dal capo dell’ufficio tecnico, Michele Motta, dal comandante dei vigili urbani, Rocco Silletti, dal vice sindaco Antonio Calciano e dall’assessore Mingo Bellini, che si prodigò, rischiando la vita, a convincere i residenti ad abbandonare in fretta le case, dove erano nati e vissuti. Il primo cittadino, come raccontano le pagine di questa tragedia, li supplicò all’inverosimile fino all’ultimo minuto prima che si verificasse la frana. Un vasto movimento franoso,con fronte ampio circa 4-500 metri, spazzo via tutto, segnando la fine di gran parte di un antico e rinomato rione posto alla periferia sud -ovest dell’abitato. L’ alba del nuovo giorno, mostrò ai pisticcesi, i resti di una catastrofe immane,che aveva significato la scomparsa improvvisa di un centinaio di case e strade che portavano tutte i nomi di musicisti italiani come Verdi, Mascagni, Puccini, Rossini, Donizetti, con più o meno altrettante danneggiate, miracolosamente rimaste in piedi e mai più abitate. {module bannerInArticleGoogle} La maggior parte degli scampati usufruirono di suoli edificatori e contributi per realizzare abitazioni a Marconia. Altri beneficiarono di alloggi popolari appositamente realizzati sempre a Marconia come il quartiere Portobello. Poi, l’impegno di quello stesso primo cittadino, Nicola Cataldo, che aveva evitato, alla terribile notte, si sommassero delle vittime. Con la fattiva collaborazione di tutti, riuscirono a ridare vita a quel famoso e storico rione. Furono realizzate consistenti consolidamenti,una grande villa comunale, modernissimi impianti sportivi con campi di tennis e di bocce,oltre alla realizzazione di un vastissimo piazzale,una strada di circonvallazione di collegamento al rione Dirupo e la messa in sicurezza della restante parte dell’abitato, sfiorata dalla frana. Ma Pisticci annovera nelle sue pagine di storia molte di queste piccole e grandi disastri che ebbero inizio il 9 febbraio 1688: la tragedia della notte di Sant’Apollonia che ha rappresentato nello stesso l’apocalisse e la genesi della comunità pisticcese. Una frana di grandissime proporzioni, causata soprattutto dalle incessanti nevicate che in zona si abbattevano ininterrottamente da diversi giorni. Un vero disastro che colpì la parte più vecchia dell’abitato, l’attuale rione Terra vecchia, con il terreno inumidito e appesantito dalla coltre bianca che cedette improvvisamente, sprofondando per oltre 70-80 metri, provocando grande distruzione, ma anche la morte di circa 300 persone e tantissimi feriti al seguito. Poi un paio di mesi dopo, una sera del sabato santo una fortissima scossa di terremoto, registrata anche nei paesi vicini, creò tantissimo panico tra gli abitanti ed altri gravi danni alle strutture, ma per fortuna senza provocare altre vittime. Da questi eventi tragici così ravvicinati, i pisticcesi cominciarono la loro lenta ricostruzione attraverso un’architettura spontanea. Ma i pisticcesi restano legati al ricordo della frana del 21 novembre 1976 per il miracolo che avvenne: nessuna vittima fu registrata, nessuna famiglia del luogo perse un proprio caro.