La battaglia non si ferma nemmeno in questo periodo di emergenza sanitaria
Le associazioni Lipu, WWF e Italia Nostra hanno depositato, qualche giorno fa, presso il Tar di Potenza, il ricorso contro la delibera della regione Basilicata numero 42 del 20 gennaio 2020. Il provvedimento regionale, sub-judice, concede un’ennesima proroga dei termini di validità del giudizio di compatibilità ambientale per il progetto di costruzione ed esercizio di una centrale idroelettrica lungo il torrente Frido. Un progetto per il quale il giudizio favorevole di compatibilità ambientale risale addirittura al lontano 2013. La battaglia delle associazioni a tutela dell’ambiente e della biodiversità non si ferma nemmeno in questo periodo di emergenza sanitaria.
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Il ricorso sottoscritto dalle associazioni ambientali evidenzia ben sette motivi attraverso i quali viene chiesto l’annullamento del provvedimento impugnato, nonché la sospensione della sua esecutività. I ricorrenti lamentano come l’atto della Regione rappresenti la proroga di una proroga: la prima era stata infatti rilasciata con la delibera di Giunta regionale n. 969 del 13 dicembre 2019, ed è stata concessa nonostante fossero già allora scaduti i termini di validità del giudizio di compatibilità ambientale. Una proroga, scrivono i ricorrenti, avvenuta nonostante i numerosi e significativi cambiamenti dello stato dell’ambiente interessato dal progetto, verificatisi nel corso del tempo, dal 2013 sino ad oggi, tanto che sarebbe stato necessario richiedere una nuova Valutazione di impatto ambientale (Via), una nuova Valutazione di incidenza (VInca) e una nuova autorizzazione paesaggistica. Una proroga, formalmente di 18 mesi, si tramuta, in realtà, nella concessione di un tempo indeterminato e indeterminabile. I ricorrenti ricordano, infine, di come l’area interessata dalla costruzione della centrale costituisce l’habitat di numerose specie animali e vegetali protette ed in particolare della Lontra, una specie prioritaria ai sensi della direttiva Habitat.
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“C’è poi da considerare che l’area – precisa Andrea Mazza responsabile dell’associazione Lipu, uno dei ricorrenti – si trova nel territorio del Parco Nazionale del Pollino e dunque la realizzazione della centrale idroelettrica si pone in contrasto con la legge quadro sulle aree protette che vieta le esecuzioni di nuove costruzioni e le trasformazioni di quelle esistenti”. Ora le disposizioni del codice amministrativo prevedono un anno per la discussione dalla notifica. Entro aprile 2021 potremo conoscere le determinazioni dell’organo amministrativo chiamato a decidere su questa annosa questione. Cioè se la costruzione della centrale è in contrasto con la tutela della conservazione della natura o meno.