“Sotto lo stesso tetto”. Il racconto di integrazione e accoglienza di due giovani immigrati
Anche in questo momento di difficile per il nostro paese e per il mondo intero, non si ferma l’azione di integrazione e di accoglienza che gli Sprar stanno portando avanti. L’obiettivo principale dell’équipe che lo gestisce è costruire con il migrante il suo progetto di inclusione sociale e collocare al centro del Sistema di Protezione le persone come protagoniste attive del proprio percorso di accoglienza e di inclusione sociale. In tal senso è costante il lavoro di tessitura della rete con tutti quegli interlocutori come gli enti locali, le associazioni ed altri, che possano facilitare le azioni in favore dell’inserimento sociale, economico e abitativo.
È proprio “sotto lo stesso tetto” che, Diallo Amadou e Balde Amadou Bailo entrambi di Nazionalità Guineana, raccontano, a basilicatanotizie.net il loro viaggio verso l’Italia, quel viaggio che li ha portati ad arrivare nel settembre 2018 allo Sprar/Siproimi di Nova Siri, gestito dalla cooperativa Medihospes Onlus. I due giovani iniziano il percorso di accoglienza proposto dall’équipe, con grande capacità di ambizione e adattamento.
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Il loro coordinatore Stefano Cervone, sottolinea la professionalità del lavoro dell’intera équipe che quotidianamente viene svolto con estrema attenzione, con l’obiettivo di mantenere alto il livello di dialettica tra il servizio e gli altri attori sociali.
“Noi preferiamo che ci sia un percorso –dice Cervone- in cui il ragazzo si possa guadagnarsi la conferma sul lavoro, al fine di integrarsi nella comunità e questo vale non solo per l’attivazione dei tirocini ma anche per la possibilità di avviare il beneficiario a forme di sociabilità autonoma all’esterno.”
Interessante da questo punto di vista la storia di Balde Amadou Bailo: è una storia di riscatto, di capacità di ascolto, pazienza e fiducia, che nasce da un progetto chiaro, quello di voler trovare un lavoro da magazziniere. L’ospite durante il periodo di accoglienza, ha seguito un tirocinio extracurriculare (a carico della Soc. Coop. Medihospes ONLUS) presso il negozio di abbigliamento “Terranova” situato all’interno del centro commerciale “Heraclea” di Policoro.
Successivamente il beneficiario sulla base delle capacità acquisite, è stato inserito nello staff presso il negozio di Scalea “Shopping Village” come responsabile magazziniere.
A seguito di questo percorso professionale ha ottenuto un vero e proprio inserimento socio-abitativo.
Un altro esempio è Diallo Amadou, che ha svolto un percorso diverso, orientato sull’istruzione, frequentando un corso di alta formazione come mediatore interculturale presso l’agenzia formativa “Oltre l’Orizzonte” Onlus con sede a Salerno, della durata di sette mesi, conclusosi con un elaborato scritto. La sua storia, come quella di Balde Amadou, si inserisce nel drammatico momento che il mondo interno sta vivendo, a causa della pandemia da Covid-19, come un sorriso della solidarietà in mezzo a un panorama di sofferenza collettiva.
Il beneficiario nella tesi “Il mio viaggio da protagonista a mediatore del disagio” ha cercato di delineare il ruolo del mediatore interculturale e interlinguistico, che oltre a favorire lo scambio comunicativo tra gli utenti immigrati ed operatori nei servizi, dovrebbe creare contesti per la promozione di relazioni paritarie tra i cittadini a prescindere dal colore della pelle, dalla provenienza, dai diversi valori e dalle diverse tradizioni.
“Essere immigrati, perché arrivati con un barcone non è un handicap, in quanto si può lavorare, studiare, laurearsi, diventare qualunque cosa”, dice Diallo brindando con i ragazzi dello Sprar, che poi conclude dicendo: “ai fratelli italiani ricordo che il colore della pelle o il modo in cui arriviamo in Europa non fa di noi persone di serie B”. Al termine della discussione della sua tesi il giovane immigrato aveva ricordato ai presenti che “siamo tutti esseri umani, siamo tutti allo stesso livello”.