“L’ospedale di Venosa sarà potenziato”. Pittella aveva scritto a Bardi: riportiamo il testo delle due lettere
Caro Presidente Pittella, caro Marcello,
ti rispondo, per lo stesso mezzo, alla lettera che tu hai voluto inviare al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e al direttore Esposito, dimenticandomi nell’indirizzario.
Ed è proprio per aiutarti a comprendere bene lo stato dell’arte che preferisco ragguagliarti, compiutamente, insieme all’intera comunità lucana.
Sull’ospedale di Venosa, da tempo, è partita una polemica politica che non ha nessun motivo di esistere.
In particolare, la scelta fatta di sospendere le sole attività ambulatoriali e per il periodo strettamente necessario dell’emergenza è servita ad alimentare un confronto di cui non se ne sentiva il bisogno e per la quale non ci sono motivi.
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L’ospedale venosino, infatti, serviva – grazie ad un piano sanitario che ci apprestiamo a cambiare radicalmente – e che tu dovresti conoscere molto bene – solo per attività ambulatoriali, eccetto per il centro Alzheimer e la lungodegenza.
A questo era unito il centro di dialisi.
Che come medico saprai essere, anche esso, un servizio ambulatoriale.
A seguito dell’emergenza Covid, l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Sanità, hanno chiesto la sospensione di tutte le attività ambulatoriali non necessarie e quindi l’ospedale di Venosa vedeva di fatto ridotta la sua attività per oltre il 60 per cento.
Si rendevano quindi disponibili, per l’emergenza Covid, 100 posti attrezzati con relativa impiantistica.
Sono queste le motivazioni che ci hanno fatto apprezzare – in via prudenziale – l’ospedale di Venosa sin da subito come reparto Covid.
Mentre per l’ospedale di Pescopagano, le attività nei reparti di chirurgia, ortopedia per le urgenze, unitamente al reparto di fisiopatologia respiratoria non si sono affatto interrotte.
Quanto poi ai pazienti affetti da Alzeimer, questi sono stati dimessi, a seguito di un parere medico, che prevedeva l’assistenza a domicilio con supporto.
Cosa che si è puntualmente verificata.
Quindi, caro Marcello, come vedi, non vi è stato nessun silenzio assordante ma piuttosto un’oculata scelta, prima sanitaria e poi politica che, numeri alla mano, hanno fatto si che la Basilicata abbia – ad ora – il più basso numero di contagi.
E ti voglio anche rassicurare su un altro punto.
Tutte le misure che abbiamo intrapreso sono il risultato di una strategia volta a fornire una rete clinica in grado di far fronte a numeri che potevano essere importanti ma che grazie alla prevenzione messa in campo abbiamo saputo – per ora – gestire.
D’altronde in regioni a noi vicine – penso ad esempio alla Puglia – l’intero Policlinico è stato, nel giro di poche ore, trasformato in ospedale Covid.
Ma questo certo non ha significato la fine della facoltà di medicina e chirurgia dell’università barese.
E grazie alla lungimiranza del presidente Bardi, che ha immediatamente accettato l’ospedale da campo messo a disposizione dal Ministro Speranza, abbiamo 500 posti che sono a disposizione delle strutture sanitarie lucane e che serviranno, nelle prossime ore, a dare sollievo a tutti i nosocomi impegnati nella lotta al Covid, in particolare, al San Carlo di Potenza e al Madonna delle Grazie di Matera.
Quanto, infine, all’ospedale di Venosa, ti posso dire che tra breve non solo ritornerà alle sue funzioni abituali, ma grazie al piano sanitario che sarà presentato in Consiglio, sarà potenziato secondo le sue vocazioni naturali.
Ovviamente, a te che sei medico, prima che politico non è sfuggito che abbiamo dovuto chiudere la lungodegenza e quello di Alzheimer, proprio per evitare che i pazienti venissero eventualmente contagiati.
Questa, caro Marcello, la nuda verità.
Dei fatti.
Decisioni che abbiamo dovuto prendere sull’onda dell’emergenza e che tu stesso definisti, nel discorso in consiglio regionale del 27 febbraio, grave e non facilmente quantificabile.
Quello che abbiamo messo in campo è stata una strategia momentanea – appunto emergenziale – che puntava a combattere il virus con tutte le strutture esistenti e grazie alle professionalità che avevamo a disposizione.
Ora che, come sembra, la situazione in Italia ed in Basilicata va verso numeri più contenuti è il momento di fare delle scelte di più ampio respiro al quale il centro destra non solo non si vuole sottrarre ma, in virtù di un cambiamento che ci è stato chiesto dagli elettori, vuole attuare con speditezza.
Cambiamento di politica diverso da quanto fatto dal centrosinistra che ha guidato la regione fino al nostro arrivo.
È evidente, e non lo devo dire qui io ora, il giudizio che i lucani hanno dato di quella stagione.
Ora, però, dobbiamo guardare avanti e faccio mio il tuo appello sulla condivisione e collaborazione.
Ma nella chiarezza senza infingimenti, senza stucchevoli tatticismi e avendo a cuore il bene della nostra comunità.
La lettera di Marcello Pittella al presidente Bardi
Caro Presidente,
Vani sono stati gli appelli rivolti alle loro persone in queste settimane circa la necessità di conoscere se esista una organizzazione complessiva del sistema sanitario regionale in ordine alla risposta alla domanda di salute tanto per l’emergenza covid quanto per le altre patologie.
Con rammarico registro un silenzio assordante e nel contempo un’azione ostinata di depauperamento di un’importante struttura ospedaliera quale quella di Venosa, che fa solo seguito allo svuotamento di Pescopagano e al ridimensionamento di Villa d’Agri.
Nello specifico ritengo gravissimo l’aver sottratto ai malati di Alzheimer l’unico punto di riferimento pubblico in Basilicata, abbandonandoli di fatto a loro stessi. Ed altrettanto grave privare una popolazione numerosa di reparti di lungodegenza medica, medicina fisica e riabilitativa, centro dialisi, attività chirurgica oculistica e tutte le attività ambulatoriali indispensabili ai cittadini.
E tanto più, in considerazione della disponibilità più volte dichiarata da parte dei sindaci dell’utilizzo innanzitutto dell’ospedale di Pescopagano, che ricordo essere stato destinato alla terapia intensiva per le insufficienze respiratorie gravi, e poi di Muro Lucano.
La donazione poi da parte degli ospedali da campo diventa una ulteriore possibilità per lasciare inalterate le attività dei nostri ospedali, destinando una parte di quei 500 posti letto assieme alle strutture su citate alla cura del Covid a bassa intensità.
Abbiamo già assistito in questa settimane, al blocco del San Carlo e del Madonna delle Grazie, i due più importanti ospedali regionali, dedicandoli interamente al Covid. É evidente che continuare in questa direzione é impensabile, perché significa non dare più risposta alla domanda di salute dei cittadini e al contempo distruggere professionalmente i due poli.
La prego Presidente di fermarsi e mi consenta di definire scellerata questa azione.
Dovrei chiudere con un appello alla condivisione e alla collaborazione, ma tant’è.