Nella valle del Serrapotamo, c’è il paese del bianco pregiato. La mappa delle sagre
Conosciamo il tartufo lucano? La Basilicata sembra possa vantare quasi tutte le varietà di tartufo. Definito, da molti, il “diamante della cucina”, è prezioso e popoloso nella terra di Basilicata: dal Pollino alle Dolomiti lucane fin verso il monte Paratiello (Muro Lucano). Un fiorire spontaneo di tartufo nero estivo, brumale, moscato, di Bagnoli e anche bianchetto dove a prevalere è il tartufo bianco pregiato, è quello dall’aroma caratteristico che dà l’idea dell’odore che un albero deve sentire di sé stesso. Recenti studi sul tartufo lucano hanno appurato che alcuni esemplari di Tuber magnatum (tartufo bianco pregiato) presentano alleli tipici di alcune regioni meridionali, e inoltre la frequenza di tali alleli raggiunge valori pari al 100 per cento solo nei tartufi della Basilicata, differenziandoli da tutti gli altri esemplari provenienti da altre regioni. Prodotto, che la scienza ha accertato afrodisiaco e dove la storia racconta di un Giove famoso per la sua portentosa attività sessuale, legato al suo continuo uso. I tartufi lucani soddisfano una fetta considerevole del fabbisogno mondiale, una eccellenza di questa regione tanto da regolamentarlo attraverso una legge regionale: L.R. del 27/03/1995 n. 35, pubblicata nel BUR 3 aprile 1995 n. 25.
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La normativa regionale disciplina la raccolta, coltivazione, conservazione e commercializzazione dei tartufi, nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla L. 16 dicembre 1985 n. 752 ed allo scopo di perseguire la tutela del patrimonio tartuficolo regionale, lo sviluppo della tartuficoltura, la valorizzazione e la conservazione del prodotto destinato al consumo. Nove tipi di tartufi regolamentati nei vari periodi dell’anno: dal 1° ottobre al 31 dicembre: il Tuber magnatum Pico, detto volgarmente tartufo bianco; dal 15 novembre al 15 marzo: il Tuber melanosporum Vittadini, detto volgarmente tartufo nero pregiato; dal 15 novembre al 15 marzo: il Tuber brumale var. moschatum De Ferry, detto volgarmente tartufo moscato; dal 1° maggio* al 30 novembre: il Tuber aestivum Vittadini, detto volgarmente tartufo d’estate o scorsone; dal 1° ottobre al 31 dicembre: il Tuber uncinatum Chatin, detto volgarmente tartufo uncinato; dal 1° gennaio al 15 marzo: il Tuber brumale Vittadini, detto volgarmente tartufo nero d’inverno o trifola nera; dal 15 gennaio al 30 aprile: il Tuber borchii Vittadini, detto volgarmente bianchetto o marzuolo; dal 1° settembre al 31 dicembre: il Tuber mascrosporum Vittadini, detto volgarmente tartufo nero liscio; dal 1° settembre al 31 gennaio: il Tuber mesentericum Vittadini, detto volgarmente nero ordinario.
Lucania terra di diamanti di eccellenza, ogni anno in diversi territori ricorda e celebra questa antica risorsa. Il 14 agosto, a Marsicovetere, si celebra questo prezioso prodotto del territorio con la sagra del tartufo: un percorso che si snoda attraverso gli angoli più remoti e caratteristici del paese, un tuffo a mille metri d’altezza tra sapori, tradizioni e storia locale. Ma ai piedi del Pollino, nella valle del Serrapotamo, un tartufo lucano di ottima qualità è quello di Carbone, piccolo centro in provincia di Potenza. Definita “la terra dei tartufi” due sono i prodotti presenti su questo territorio: tartufo bianco pregiato e il Tartufo bianchetto, che crescono spontaneamente in corrispondenza delle radici di questi alberi. Nel 2018 il prezzo di vendita del tartufo per il 2018 è stato di circa 1500 €al chilo, un valore dimezzato rispetto al 2017, anno in cui si sono registrati prezzi record (tra i 3000 e 4000 euro al chilo Kg), il 2019 è stato l’anno del prezzo equilibrato. Una terra, quella lucana, che si pregia anche di un record: nel 2017 in provincia di Matera, fu rinvenuto un pregiato tartufo bianco dal peso record di 600 grammi.