Gli inquirenti vogliono capire quali sono stati i criteri adottati in Basilicata
Questione tamponi in Basilicata. Il caso del giornalista Antonio Nicastro apre altri scenari giudiziari sulla questione tamponi. Aperto un fascicolo da parte della Procura di Potenza per accertare eventuali responsabilità sull’annosa vicenda dei tamponi, sulle corsie privilegiate per la diagnosi del Covid-19 riservate a un numero ristretto. È di qualche giorno la presenza, negli uffici dell’Azienda Sanitaria di Potenza in via Torraca e via della Fisica, degli investigatori della Procura del capoluogo, che da alcune settimana indagano su questa particolare circostanza.
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I militari della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri, al comando del Colonnello Domenico Del Prete, pare aver acquisito una serie di atti ed effettuato copie della corrispondenza informatica in entrata e uscita, in particolare, dagli uffici della direzione sanitaria dell’Asp, guidata da Luigi D’Angola. Gli accertamenti, in fase ancora embrionale, tendono ad accertare gli eventuali ritardi nella diagnosi del coronavirus che ha ritardato l’adozione la terapia necessaria per provare a contrastare gli effetti del contagio e che in qualche caso potrebbe aver determinato il decesso del paziente. In altre parole gli inquirenti voglio capire quali sono stati i criteri adottati.
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Da qui la necessità di acquisire atti e corrispondenza informatica per ricostruire la catena di comando ai vertici della sanità lucana, che ha consentito a molti cittadini senza alcun sintomo preoccupante di ricevere la visita degli operatori sanitari. Da i casi del giornalista Antonio Nicastro e dell’imprenditore Palmiro Parisi, la Magistratura lucana vuole capire bene perché tanti altri con tosse e febbre, sono stati lasciati a casa per poi finire, al momento dell’arrivo in ospedale, direttamente in terapia intensiva nelle mani dei rianimatori.