Confessiamolo. Siamo un popolo che parla molto, ascolta poco, addirittura discetta sui propri dubbi, le ansie e le incertezze senza trovare una buona soluzione. Si parla, si parla e si discute. Qualche volta si evita di discutere per evitare di litigare, più spesso si litiga e basta. E rispuntano polemiche, dispute, conflitti di competenza. Non siamo mai stati interventisti nel proprio quotidiano, poco nel nostro tempo che corre inesorabilmente spogliandoci della forza di combattere e compiere le scelte dovute. In questo momento l’Italia è malinconica, il probabile 90 per cento vive nella tristezza e la voglia di restare passivi; sa di subire ingiustizie e non reagisce. Nel 2015 il saggista torinese Giuseppe Scaraffia, disse: “Cosa attrae veramente l’umanità?Il sesso, ormai indisgiungibile dalla pornografia? Il cibo che, malgrado i due terzi dell’occidente sia a dieta, imperversa ovunque, dai libri al cinema? La morte, questo mistero scaduto, ormai degradato a gadget di teschi di plastica con brillantini sintetici?
Un Dio ormai sempre più fragile e ipotetico? No, la risposta purtroppo è semplice: l’umanità è ipnotizzata dal proprio ombelico e il selfie è l’atto supremo e irrinunciabile di consacrazione di questo inestinguibile interesse”. Gli effetti delle quattro crisi: Covid-19, la pandemia; l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, (senza aver detto la verità fino in fondo) la guerra al confine di casa; l’impennata e l’alta inflazione; la crisi energetica, ha fatto capire a qualcuno quanto sia necessario ritrovarsi e ritrovare quel senso vero di vita riposto interamente nella essenzialità delle cose, dei valori e di un nuovo modo di condividersi e condividere un tempo giusto che sia quanto meno umano.Va combattuto con fermezza il degrado morale perché senza una forte e convinta tensione morale, senza senso civico e rispetto del bene comune, senza sane abitudini di vita, ogni riforma va a finire nella pattumiera del sistema; la partecipazione alla vita pubblica e ai problemi collettivi si è ridotta ai minimi termini e questo non aiuta a migliorare le condizioni di vita; l’attività gestionale degli enti locali è diventata quasi impossibile. Serve una forte coerenza: se non si condivide si resta a casa senza essere liquidi nell’agire. L’esempio nel privato è il miglior medicinale da utilizzare nella vita pubblica. Senza scheletri nell’armadio si costruisce una buona comunità. Fuori continua ad imperversare un freddo da gregge: non un sussulto,non un travaglio culturale, a volte scomposta da qualche incazzatura rassegnata. Una rassegnazione viva che vuole portare alla rinuncia e impedire ogni possibilità di ricostruzione. Non dobbiamo cambiare, facile, dobbiamo ricostruire, difficile. Per farlo forse serve andare alla ricerca di veri intellettuali: che fine hanno fatto questi ultimi? Dove sono finiti? È ancora ascoltabile la loro voce? La stessa politica e i suoi partiti sembra non abbiano più bisogno di alcun retroterra culturale, perché non hanno bisogno di una visione lunga né di fondare, sulle basi solide della storia del passato e dei classici del pensiero, un progetto con uno sguardo più lungimirante che sia capace di vedere e guardare lontano nel tempo senza trascurare il presente. Oggi addirittura non servono più i preti,non servono più gli insegnanti, non servono più i medici, non servono più i partiti, quelli veri. Oggi la fa da padrona la scienza del sentito dire, la scienza dei cittadini. È sufficiente un twett o un’emoticon. Basta un like, un “mi piace” e l’influencer è nato. Non esiste il dubbio. Cosa fare? Innanzitutto dobbiamo abbandonare il “quiet quitting”, il vivere alla giornata senza alcuna motivazione, facendo il minimo indispensabile e rifuggendo qualsiasi responsabilità. Bisogna ritrovare la forza di rimettere in circolo la speranza chiudendo le orecchie per non ascoltare le cattiverie, le ingiustizie, le immoralità, le atrocità che questo mondo di piccoli uomini è capace di compiere. Bisogna far quadrato intorno ai nostri figli e nipoti per insegnarli come si fa a non cedere alla stanchezza. Infine bisogna ritrovare il valore di un abbraccio, quella stretta antica e forte con il nostro tempo passato ricco di emozioni e passioni sfumate nel nulla, una volta metro del nostro esistere. Riusciremo a capire tutto ciò? Del resto capire non è come risolvere i problemi, ma serve per orientare il pensiero sospeso nella confusione degli eventi. Non omologarsi alla bassa coscienza significa avere coraggio di non rinunciare alla ricchezza più grande: la speranza. Buon Anno 2023.