“Io e te, un grande amore e niente più” scritta da Franco Califano, interpretata da Peppino di Capri, vincitore del Festival di Sanremo del 1973. Un grande amore e niente più. Cosa può esistere oltre l’amore, oltre quel confine dove arriva una parola che si fa musica? Oltre c’è solo l’amore, dove il tempo si racconta e a volte si fa tempo. Quel brivido che è stato raccontato in tutte le versioni, in tutti i modi, con le più disparate metodologie ma che alla fine ancora oggi pochi hanno inteso, molti lo conservano gelosamente, altri lo violentano con le solite armi dell’egocentrismo, dell’egoismo smisurato e con il virus dell’indifferenza. Poi è la morte, la sua vicinanza che ne fa intendere finalmente la grande occasione avuta e gettata nell’infinita inconsapevolezza di una magia, che la fortuna concede a tutti, ma che pochi riconoscono. Credo che di tutte le feste dell’anno quella del 14 febbraio, festa di San Valentino, appare la migliore perché in un attimo si avverte il calore di due occhi innamorati, due freschi respiri che continuano a dichiarare la propria vicinanza di cuore. Pare essere il momento chiave in cui la sincerità prende tutto l’ossigeno possibile per gridare l’eterna fedeltà ai rispettivi pensieri, alle opere e alle azioni che in comune si vogliono realizzare.
La parola amore non è una favola da raccontare, è un desiderio vero, pieno di “perché” e di “come”, c’è il passato, tanto presente e quell’aspirazione a diventare futuro nuovo. Amare non può essere lasciato soltanto agli ormoni maschili e femminili, ma deve essere prerogativa dell’animo e non della ragione, deve essere il cuore a dettare il tempo giusto. Un appuntamento importante, nato sotto l’egida di San Valentino da Terni, considerato il patrono degli innamorati per via di una circostanza che la storia racconta: un giorno il Santo incontrò due giovani che stavano litigando. Si avvicinò a loro con una rosa e li invitò a tenerla unita nelle loro mani, un gesto che li fece riconciliare subito. Il profumo di un fiore che anima l’amore strumento sempre di riconciliazione. Ma l’amore è parola di fede, tanta fede, trovare la propria ricchezza al di fuori di essa appare tante volte impossibile. L’amore non è fatto di cioccolatini, di belle frase scritte al momento, di aforismi eleganti, sdolcinati, è sacrificio vero, sudore di fronte perché per arrivare al bel panorama bisogna sempre salire. L’amore è un continuo dovere, senza diritti, non possiede illusioni o orgoglio, ma semplicemente un granello di gratitudine, quel sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo.
L’amore per gli innamorati veri è la bandiera della propria vita che mai deve essere ammainata. Il 14 febbraio non è un giorno da ricordare ogni anno, è il tempo per fermarsi e ritrovare la giusta misura delle cose. Il 14 febbraio non fatevi ingannare dalla sola e rituale cenetta romantica, dal mazzo di fiori, ma tenetevi per mano, parlatevi delle cose che desiderate, quelle impossibili, quelle vere, quelle folli, quelle che uniscono e contribuiscono a far di due innamorati una cosa sola. Tutti dovremmo capire che è tempo di amare e sorridere. Come diceva un vecchio adagio: “Se ne avete una va bene. Se le avete tutte e due siete invincibili”. L’amore vero ha bisogno di fedeltà meno di pubblicità ingannevole. Buon amore a tutti.