Sono sempre più tempi duri per i pendolari lucani, soprattutto per quelli di lunga percorrenza che per raggiungere il posto di lavoro devono fare quotidianamente dalle tre alle quattro ore di pullman e altrettante per tornare a casa.
Eppure, nonostante le ore di viaggio, quelli che riescono a salire su un mezzo Sita devono ritenersi fortunati, perché sono in tanti quelli che il pullman non riescono nemmeno a prenderlo. È il caso dei pendolari che per lavoro, o per altre incombenze, devono raggiungere Potenza, città che, a quanto pare, è lontana non solo dal punto di vista chilometrico ma anche e soprattutto dal punto di vista amministrativo e politico. Tanto gli uffici della Provincia preposti quanto i politici sembrano infatti essere sordi e lontani anni luce dal calvario che la gente obbligata a viaggiare su mezzi pubblici è costretta ad affrontare.
Da tempo salire sul pullman che viaggia sulla linea Potenza-Senise, passando dalla Val d’Agri, è diventato un’impresa ardua, tanto nei giorni infrasettimanali quanto in quelli di punta del lunedì e del sabato. La corsa che presenta le maggiori criticità, tanto da rasentare l’assurdo, è quella che il sabato parte da Potenza alle 14.00 e che il più delle volte lascia i passeggeri a piedi a causa del sovraccarico di persone a bordo. Nell’ultimo giorno della settimana le persone che viaggiano su quel pullman raddoppiano, perché si riempie di studenti universitari, studenti di collegio, impiegati degli uffici e lavoratori del San Carlo che tornano verso i paesi dell’area sud della Regione. Chi prende quel pullman ci racconta che l’affollamento è dovuto al fatto che è il più comodo a livello di percorrenza perché è una linea diretta che passa per San Brancato e giunge a Senise più o meno alle 16.35. Un tempo accettabile se si considera che in media la percorrenza per Senise è di oltre 3 ore. Chi rimane a piedi perché non trova posto è costretto ad attender la corsa delle 18.00 che arriva a destinazione dopo le 21.00.
Non sembra vero, ma c’è gente in Basilicata che per tornare a casa dal luogo di lavoro, che sta a meno di 120 km, deve impiegare ben sette ore, di cui la metà al freddo potentino, che da quelle parti in inverno è prossimo agli zero gradi. Una vera e propria odissea che la gente deve affrontare dopo una settimana di levatacce alle 4.00 del mattino. Sì perché molte persone per poter salire sul pullman che la mattina parte alle 5.00, devono raggiungere Senise o San Brancato in macchina propria perché non c’è neanche una coincidenza. È capitato anche che qualcuno, essendo rimasto a piedi a Potenza, ha dovuto riparare su altra corsa che l’ha portato da tutt’altra parte da quella in cui aveva lasciato l’auto, per cui al viaggio in pullman da Potenza di 3 ore se ne aggiunge un altro di oltre un’ora per andare a recuperare l’auto. Una beffa che si aggiunge al danno.
Si tratta di storie indicibili in una Regione in cui la dorsale nord-sud non ha alcun’altra forma di collegamento pubblico se non i pullman del circuito regionale. Eppure sono storie vere che diventano ancora più inquietanti se si considera che a volte a rimanere a piedi sono ragazzi minorenni, che vorrebbero tornare a casa dopo una settimana di scuola.
Anche quando si riesce a prendere il pullman, poi, c’è il problema del viaggio da incubo che deve attraversare mezza Basilicata fra strade sconnesse, semafori e deviazioni. La prima che incontra chi parte alle 5.00 del mattino da Senise è quella per entrare a Sant’Arcangelo, che porta il mezzo pubblico ad allungare il tragitto di 6 chilometri per l’ingresso e altrettanti per l’uscita dal paese, a causa dell’interruzione dell’ingresso principale al paese che persiste da anni.
Questa assurda situazione non è nuova però. Gli uffici della Provincia sono da tempo a conoscenza di questi disservizi che i pendolari sono costretti a vivere, ma di accogliere le richieste dei cittadini non se ne sognano neppure. C’è stata una raccolta di firme depositata in Provincia, e il delegato UIL Trasporti ha più volte interloquito con i responsabili, in particolare con il responsabile dell’Ufficio Trasporti Antonio Lacerenza, ma non è stato mai ascoltato.
Sembra proprio che i cittadini dell’area sud della Basilicata, che devono raggiungere il capoluogo per motivi diversi, siano cittadini di serie B. Eppure, ci dicono, che gli universitari che da questi paesi scelgono l’università di Basilicata sono in aumento, ma evidentemente neppure questo spinge chi di dovere a provare a trovare una soluzione. Basterebbe mettere un secondo pullman per quella corsa, una corsa bis che riporterebbe a casa i tanti cittadini di un’area periferica che scelgono di non lasciare questa martoriata regione, la quale, però, dal caldo degli uffici, sembra proprio non desiderarli.