La domanda sorge spontanea: chi sa in quale tempo Gesù risorgerà veramente in noi? Quando potremo dire al mondo intero che è veramente arrivata una primavera nuova? Quando la verità sarà il vero anello di congiunzione tra la generazione che passa e quella che arriva? Quando finalmente riusciremo a pregare con il cuore e non con la ragione? Quando potremo gioire per aver perdonato realmente il nostro prossimo ed esserne grati riconoscendo i propri peccati? Chi sa quando da commercianti di questo brutto tempo renderemo le nostre persone più umane eliminando orgoglio e illusione, vere malattie della nostra contemporaneità. Siamo scontenti di essere scontenti in famiglia, nel rapporto con i figli, sul lavoro, nel tempo libero nei pochi rapporti creati nella piazza fisica, ma anche nella piazza virtuale dove accettiamo un’amicizia e pochi secondi dopo la eliminiamo. Siamo ansiosi, incerti, scatole vuote che vengono trascinate e sferzate dal vento freddo e gelido dell’egoismo di chi appare più forte e ricco soltanto del vile denaro. Se la Pasqua è simbolo di rinnovamento di gioia e di rinascita, i sogni dovrebbero trasformarsi in concrete speranze e il pensare di non farcela dovrebbe ben contrapporsi a un motivo reale e vero: essere ancora vivi, malgrado tutto. La Pasqua è rinnovamento quando in sincerità speriamo nell’indispensabile, nel necessario, abbandoniamo l’oscurità della bugia diventando limpidi e sinceri, quando desideriamo soltanto essere e non apparire. La Pasqua di rinnovamento è quella dove non si continuano a sprecare false parole, ma valorizzare il silenzio, dare forza ad uno sguardo, luce vera del proprio animo. Festa di rinnovamento, festa della speranza di ritrovarsi e ritrovare quell’attimo prezioso per essere consapevoli della nostra croce, grande o piccola, che ognuno di noi porta con sé. Questo è l’appuntamento più importante per chi ha fede veramente, per chi è cristiano fino in fondo, per chi pensa che questo evento non sia un semplice fatto intellettuale, non solo conoscenza, lettura ma molto di più. Forse è contemplazione, stupore. È quel silenzio dove si riesce a sentire la voce di questo nostro Dio da sempre disprezzato ma che continua a parlarci per tentare ancora una volta di far fiorire le nostre anime. Allora cari amici miei vicini e lontani, forse è giunta l’ora delle decisioni importanti, toglierci le cento maschere che usiamo tutti i giorni per nascondere le nostre debolezze, il vile orgoglio che per molti è la virtù dell’infelicità. La pasqua non è continuare a crea passaggi pieni di sbarramenti, saltatori di ostacoli o atleti di solite parole inodore e insapore. Se l’attualità è diventata un contenitore di dolore, la Pasqua può essere luogo dove partorire un nuovo inizio. È un pianto che si fa sorriso, sguardo buio che torna ad illuminarsi diventando nuova primavera di vita. Chiacchiere, parole composte di solo vento? Credo che la Pasqua sia quell’attimo vero in cui buongiorno abbia un significato vero, dove una vera stretta di mano diventa utile per tenersi più vicini possibile. Un abbraccio vero dove puoi sentire il cuore che batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età. Il giorno di Pasqua provate a fare queste tre cose con il vostro prossimo. Poi tutto verrà di conseguenza. Alla fine capirete che al nulla è preferibile anteporre sempre l’essere. Buona Pasqua.
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