Si legge sempre più spesso di ristoratori italiani che dichiarano di non trovare collaboratori ‘con la voglia’ di fare servizio al tavolo, ed alcuni imprenditori valutano ormai seriamente l’acquisizione di robot al posto dei camerieri perché non riescono a reperire ‘personale volenteroso’. Robot al posto dei camerieri: una rivoluzione! Ma davvero più efficaci o solo economicamente più comodi? Quanti camerieri spariscono realmente senza motivo? Quanti hanno realmente preferito il reddito di cittadinanza ad un posto di lavoro regolarmente retribuito e quanti, in realtà, sono stanchi di non essere pagati o non essere contrattualizzati?
Dopo la pandemia i locali che sembrano faticare a trovare personale sono aumentati ma a svelare l’altra faccia della medaglia e gran parte delle vere ragioni che portano a questa difficoltà, sono i ragazzi e più in generale il tanto criticato personale di servizio, non più particolarmente accondiscendente nei confronti dello sfruttamento. “Preferiscono i ragazzi che vanno a scuola, per non fare dei contratti seri – ci racconta Anna, lavapiatti di un noto ristorante materano – si lamentano che i ragazzi spariscono dopo due giorni, ma non dicono che non sono sempre disposti a metterli in regola o che pretendono di regolarizzare sono alcune ore rispetto a quelle che richiedono”.
Anche in Basilicata sembrano essere introvabilicamerieri, barman, ma anche bagnini e gli altri stagionali che lavorano nel turismo. Ma di cosa esattamente dobbiamo stupirci?Non sarà per caso che il mondo della ristorazione, restiamo generici, il settore turistico,ha dimenticatoche ad un tot di ore di lavoro corrisponde un determinato salario?
“La ristorazione prova a ripartire ma non ce la fa perché mancano all’appello 150mila addetti”, urla la FIPE – Federazione Italiana pubblici esercizi.In Italia ristorazione e accoglienza sono ambiti che registrano irregolarità che superano il 70%, eppure per la minoranza, che cerca di fare le cose “per bene” investendo sul personalein primis con dei contratti regolari e dignitosi, non sembrano esserci tutte queste immense difficoltà,perlomeno nel reperire personale, ed allora quale nota di questa cantilena esattamente stona?Post pandemia, lo spauracchio di nuove chiusure, ha portato tantissimi imprenditori a non investire in assunzioni. Ma oggi le paghe restano basse, indecenti in alcuni casi. Accettare di lavorare a chiamata per 30 euro a sera, per un totale di 600 euro al mese, è svilente per un ragazzo, figuriamoci per un padre o una madre di famiglia, spesso per un lavoro massacrante che costringe a rinunciare completamente alla vita sociale, a lasciare i figli con una baby sitter, rinunciare alla famiglia ogni sera e ogni giorno festivo.
La ridondanza del ‘veniamoci incontro’, ‘in busta e fuori busta’, ‘la pandemia ci ha devastato’, ‘siamo tutti sulla stessa barca’, ‘serve flessibilità’, sembra aver stancato anche i più giovani ed è interessante scoprire un netto aumento di denunce e rifiuti. Allora perché non scegliere di essere chiari, perché non dire: oggi gli imprenditori preferiscono investire sui robot piuttosto che sui dipendenti? La morale della storia cambierebbe.
Cari ragazzi, non sottovalutatevi!Chi ha voglia di lavorare non è chi lo fa tante ore senza giusto stipendio. Un bravo dipendente non è chi lavora sette giorni su sette senza riposo. Un ragazzo volenteroso non è chi accetta di fare il bagnino per 4 euro l’ora. Il dipendente modello non accetta di fare turni di 12 ore quando da contratto gliene sono retribuite la metà. Lavorare a chiamata 365 giorni l’anno per meno ore rispetto a quelle che si lavorano realmente, senza poter mai aspirare ad una stabilizzazione, non è la normalità.
“Quelle che un tempo erano eccezioni oggi sono una triste prassi in tutte le città italiane non solo al sud – ci racconta Arturo barman da tre anni in una nota attività sulla costa jonica – I ragazzi non vogliono più tempo libero, ma dignità legalità e futuro”. L’entità delle paghe è una faccenda cruciale, più del costo del lavoro che sembra quasi favorire il lavoro nero, dello stile di vita diversodegli italiani e degli scarsi controlli dell’ispettorato del lavoro e probabilmente ha ugual peso rispetto alla formazione,che non dovrebbe essere obbligatoria solo per i dipendenti ma,per competenza, anche per chi decide di avviare un’attività imprenditoriale.
Un pro memoria per celebrare insieme il primo maggio:
Art.23 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “1.Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione. 2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.”
Articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.