L’autore cerca di raccoglie, con estrema sincerità, i pezzi di una sinistra in frantumi
Basilicata & politica: chi sale e chi scende nel regionalismo lucano. Il libro è del lucano Vito Gruosso, maggio2019, senatore, autorevole esponente di una sinistra ormai al collasso. Sono pagine con cui, l’autore, con lucidità, cerca di raccoglie, con estrema sincerità, i pezzi in frantumi di un area politica da tempo rinchiusa nel proprio palazzo composto da crepe evidenti, dove il riformismo e la rivoluzione, tanto adulata per la Basilicata, si è rivelata uno strumento per comporre false visioni per i cittadini lucani; tante, molte, volte per comporre interessi e patti strani tra aree politiche di centro e sinistra. Dalle pagine emerge uno spaccato impietoso delle vicende socio-politiche degli ultimi cinquant’anni, insieme ai vizi e alle virtù dei governanti lucani. Tra il racconto e una certa autobiografia, l’autore elenca momenti, circostanze, quello che poteva essere e non è stato che ha portato la sinistra lucana a disunirsi, dividersi, ad una forte decadenza e probabilmente nei prossimi anni alla temuta scomparsa. Sono pagine dove l’autore nel ricordare, avverte un attimo di emozione e momenti di melanconia per una sua passione politica vera che ha utilizzato per comporre una sinistra lontana dai palazzi e vicina alla gente comune. Da Verrastro a Pittella, si dipana la ricerca di quel filo unico che lega i momenti salienti, i giudizi e le personalità, impegnate nel definire i tratti attuali di una modernizzazione incompiuta. In questo percorso non mancano simpatici retroscena, emersi da interviste e colloqui, più o meno impegnati, {module bannerInArticleGoogle}con i vecchi protagonisti della politica locale. Altri soggetti, a cominciare dal sindacato, salgono sul “banco degli imputati”, per non aver saputo adeguare il proprio ruolo ai processi di cambiamento che hanno investito il mondo del lavoro e la società lucana, ma il ruolo di personalità coraggiose e lungimiranti si impone, fino a marcare le differenze tra un primo e un dopo. Vincenzo Verrastro, l’aviglianese, fu, tra quelli raccontati dall’autore, un buon presidente di regione molto legato alla propria terra tanto di essere accusato da molti di “aviglianite”. Poi il disastro lucano della sinistra con Bubbico, “il governatore rosso”, il tempo di De Filippo, per finire a Marcello Pittella raccontato da Gruosso come un politico che tra feste di capodanno, l’accordo con i forestali fa trasparire sempre lo stesso disegno: “mantenere la società di Basilicata subalterna ai ceti dominanti, con la solita politica delle mance e dei finanziamenti a pioggia”. L’uomo che sembrava non pensare al calcolo per le scalate politiche quando faceva emergere una sua passione per le idealità di una politica al servizio della gente. Tra i tanti errori di Pittella, l’autore elenca quello prioritario: “Pittella avrebbe dovuto sospendersi dal partito e dimettersi da presidente per potersi difendere da libero cittadino. Avendo agito diversamente ha legittimato il dubbio che volesse approfittare di quella posizione privilegiata per condizionare il corso degli eventi”. Ma dopo il disastro della sinistra, l’autore non vede nessuna novità o cambiamento all’orizzonte della Basilicata: “quello che rimane dopo il voto dunque, è da un lato lo spettacolo desolante di un centro sinistra in frantumi e dall’altro, l’avanzata dei “nuovi barbari” alimentata dalla rabbia e dall’indignazione della gente. Con un centro destra senza una vera esperienza di governo e neanche una visione matura e unitaria dello sviluppo della regione, diventa ancora difficile parlare di vittoria storica”.