Raccontati gli oggetti della vita quotidiana di un tempo
Il titolo è: “Basilicata , guida agli oggetti della tradizione” in libreria da maggio scorso,edizioni Grifo, l’autore è il tarantino Genuario Belmonte, ricercatore universitario presso l’Università di Lecce dal 1985, professore associato di Zoologia, presso l’Università di Lecce dal 1998, Vice Preside Facoltà di Scienze MMFFNN Università del Salento 2005-2008; nel 2017 ha ricevuto il dottorato Honoris Causa presso l’Università di Valona per la crescita scientifica di quella Università e la valorizzazione del patrimonio ambientale Albanese. Un libro di157 pagine e ben 292 foto per mettere in luce un patrimonio culturale lucano importante. Nella prefazione, il presidente del comitato regionale pro loco UNPLI Basilicata, Rocco Franciosa ha dichiarato: “un patrimonio che rappresenta la storia e l’identità del nostro popolo che abbiamo l’obbligo morale di custodire, promuovere, da tramandare alle nuove generazioni affinché possano appropriarsene ed esserne orgogliosi”. {module bannerInArticleGoogle} L’autore ci accompagna in un percorso di scoperta ma anche di riscoperta attraverso oggetti, cose e manufatti che rappresentano l’identità, l’appartenenza ad una civiltà che di storia ne ha tanta da raccontare e pure di eccellenza. Nei brevi sei capitoli, Belmonte, racconta e fotografa l’oggettistica storica come il falcetto, non in quanto strumento per mietere, ma per un particolare gioco di danza in uso nelle feste di luglio e agosto nei piccoli borghi di Basilicata. Un esempio la festa della madonna del piano ad Episcopia il 5 agosto.I campanacci diSan Mauro Forte, dove l’inizio del carnevale, a gennaio, viene segnato da gruppi di maschere che girano rumorosamente per il paese agitando con un movimento del bacino dei campanacci che tengono legali all’altezza del ventre. La storia delle ceste e dei panieri, intrecci di vimini acero rosso e canne, chiamato in molti paesi, “u’panar”, realizzati da grandi maestri sparsi nel territorio lucano: da Abriola, a Sant’Arcangelo, Miglionico, Barile. Gli strumenti per la mietitura, gli essiccatoi, nella valle del Sinni detti “a’spas” realizzato con vimini grezzi o scortecciati su cui venivano riposte fighi, pomodori e cruski. La storia del legno da cui venivano ricavati bastoni da passeggio, ma anche attrezzi per cucinare,a’ cucchiar ,in alcuni paesi realizzata e regalata a giovani spose.Il fiaschetto per mettere dentro il vino che non veniva mai versato in un bicchiere ma bevuto a garganella. La troccola, strumento utilizzato per i ritmi musicali lucani. U’ taglier, di faggio, noce, o acacia, usato dai macellai e salumieri, utilizzato anche all’interno del focolaio domestico per l’affettamento di salumi e formaggi vari.Nella valle del Sinni vi erano piccoli maestri che si dedicavano alla lavorazione del legno. Francavilla in Sinni ricorda ancora Zi’ Tanin a granz scultore del legno nella realizzazioni di sedie e botti per il vino. Da non dimenticare le ceramiche e le terrecotte per fare il cosiddettou’gumml,a’pignet per le cotiche e i fagioli a ras u’ fuoc. La lavorazione del rame, dei coltelli e delle balestre fatte ad Avigliano. La lavorazione del ferro da stiro e i macinacaffè, Muro Lucano e Stigliano ne raccontano la storia. Una grande storia di eccellenza la Basilicata conserva nel settore dei tessuti come lo squadrato di Oliveto lucano, per tutta la biancheria utilizzata per il corredo alla sposa che veniva tramandato all’interno della rispettiva famiglia. {module bannerInArticleGoogle} E poi il setaccio, le zampogne, il mortaio, u’ murtire, dove venivano sbriciolate peperoni e similari. La storia degli strumenti musicali. Su tutto l’arpa di Viggiano, l’organetto di Ruoti e Scanzano jonico tanto per indicarne alcuni. Un piccolo ma grande viaggio verso le radici tradizionali della Basilicata con l’obiettivo di raccontare di singoli oggetti legati fortemente al ricordo della vita quotidiana nelle montagne e nelle valli della Basilicata. Un libro che vuole dire a tutti noi di non dimenticare e non lasciare, in vecchie abitazioni, strumenti e pezzi antichi di valore in attesa soltanto della estinzione del loro significato e con essi della perdita della nostra memoria.