Un uomo e sacerdote, libero da condizionamenti, proteso al bene comune
Fu il destino? Fu cos’altro? non si può dire. La sera del 28 aprile 2018, intorno alle 20,30, ebbi il piacere di conoscere monsignor Giustino D’Addezio nella bellissima chiesa di Muro Lucano. Entrai nella chiesa con amici e fui guidato dinanzi a lui, che mi invitò a sedere. Una voce con tonalità di rispetto chiese della mia provenienza e cosa facessi nella vita privata: quali i miei impegni di lavoro, quali le curiosità quasi a scandagliare il mio cuore e le mie passioni. Fu un dialogo a viso aperto per capire il mio grado di fede all’interno di questa società ormai priva di un ordine morale. Un uomo di un temperamento mite con una spiccata e viva intelligenza. Fui colpito dalla sua essenzialità, da una visione del tempo semplice con Dio al primo posto.{module bannerInArticleGoogle}
Mentre ascoltavo le sue parole, il silenzio si faceva composto insieme al desiderio di riuscire a capire il significato delle sue parole. Un linguaggio rigoroso, rafforzato e reso creativo da un fecondo e originale spaziare nella cultura teologica, filosofica e letteraria. Mentre mi guardava dritto negli occhi, con la sua mano destra mi consegnò due libri rimasti significativi per il mio percorso di vita. “Il Vescovo…Arcivescovo- Giuseppe Vario” e “50 anni di sacerdozio”. Un volume di ben oltre 600 pagine e un pamphlet della propria vita sacerdotale dall’inizio. In quell’istante non capii subito il tipo di donazione, ma nei giorni a seguire, nel leggere il volume di Giuseppe Vario, curato proprio da monsignor Giustino D’Addezio, la sensazione continuò a farsi convinzione per avermi voluto guidare, insieme alla testimonianza di una grande prelato lucano, verso lidi di una fede vera e di un amore sincero verso il nostro prossimo. Insieme al “patriarca della Basilicata”, cosi fu definito Giuseppe Vario, il suo libretto degli anni di sacerdozio consacrato, intenso e poliedrico, vissuto con impegno, dedizione e coerenza, voleva essere un mezzo integrativo a considerare la via del Signore “via maestra” nel percorso impervio della nostra quotidianità. È stata una mezz’ora significativa per il mio essere, che ha ricevuto in dono tante spiegazioni ai nostri valori e principi di vita. Come il concetto sulla libertà.
Con fare semplice mi sussurrò: “La libertà non è un valore assoluto, fine e norma per sé stessa, ma è la condizione essenziale perché l’uomo raggiunga la verità. Una libertà, che si fonda sull’insegnare e guidare la persona che si trovi in una condizione di errore”. Un uomo, un sacerdote, a dire di molti, con la passione e la dedizione per le cose che si occupava; che apprezzava le persone che gli tenevano testa, senza offendere o denigrare il suo lavoro. Di questa semplice persone si ricorderà il Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano, nato dal suo interessamento e del compianto Don Vairo, morto povero e accolto all’Oasi san Gerardo di Muro. Nel giorno dell’inaugurazione della cattedrale, avvenuta il 15 luglio 2017, alcuni in paese raccontano di quando si fece promettere dall’allora presidente della giunta regionale, Marcello Pittella, il contributo per il museo diocesano di Muro Lucano. Quattro giorni dopo, il 19 luglio, si dice, la giunta regionale deliberò 650 mila euro. Un uomo e sacerdote, libero da certi condizionamenti, proteso senza respiro al bene comune della propria terra e della propria comunità. Chiuso nella sua stanzetta fredda, con una stufetta a riscaldare appena i piedi, pur di restare a telefono o in mezzo a scartoffie per cercare fondi per Muro Lucano. Cosi, sui social, lo ricordano i suoi muresi. Peccato non poterlo rincontrare e continuare il nostro discorso. Resta quel desiderio di farmi visitare la cattedrale di Muro Lucano dedicata alla Madonna Assunta in cielo, collocata sull’ acropoli adiacente al castello medievale. Fu un momento anch’esso di grande emozione. Qualcuno dice che esistono solo tre esseri degni di rispetto: il soldato, il poeta e il sacerdote. Mons. Giustino D’Addezio per gli scritti, le opere annotate e l’impegno profuso per la sua comunità, presente nella cattedrale di Muro Lucano per l’ultimo saluto, merita un ricordo e un pensiero continuo. Personalmente la sua presenza continuerà, ad essere una bella presenza, attraverso la lettura dei libri consegnatemi.