Per tenerli calmi gli oltre 65 extracomunitari venivano imbottiti con psicofarmaci
Ancora violenze al centro rimpatri di Palazzo San Gervasio. Sedavano gli immigrati. La Procura di Potenza ha aperto un’inchiesta, condotta dai PM Triassi e Soave, nei confronti di ignoti, indagati per vari reati tra cui abuso d’ufficio e maltrattamenti commessi al Cpr di Palazzo in epoca anteriore o prossima al luglio 2019. “Rallentare, Centro Assistenza Immigrati”, recita il cartello. E il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. La struttura, nata come voliera, confiscato alla mafia, fu restituita alla collettività come centro di accoglienza per i lavoratori stagionali. Quando nel 2011 dal Mediterraneo cominciavano a spirare forte il vento delle primavere arabe con i migranti che giungevano dalle coste del Nord Africa, con un inaspettato colpo di spugna, i cittadini palazzesi vengono obbligati a subire un’atipica forma di solidarietà. {module bannerInArticleGoogle} Nel giro di 48 ore l’ex capannone confiscato alla mafia venne di fatto requisito dal Ministero dell’Interno (il capo del dicastero Roberto Maroni) per essere adibito a Centro per l’identificazione e l’espulsione temporaneo (Ciet). Nel 2017 il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, Chiese che il centro venisse immediatamente riattivato. Nei primi mesi del 2018 il Cpr divenne operativo. Del centro, però, da anni se ne chiede la chiusura, per i continui disordini che avvengono all’interno. Nel dicembre 2018 ci fu l’arresto di due extracomunitari, prima ancora, di un terrorista macedone che avevano dato origine a disordini con il ferimento di alcuni uomini delle forze dell’ordine. Un anno dopo, settembre 2019, aggressione ad un cittadino tunisino con fratture facciali giudicate guaribili in 30 giorni, 12 migranti, di nazionalità marocchina, arrestati dalla Polizia intervenuta con il personale antisommossa. {module bannerInArticleGoogle} A seguire, qualche giorno dopo, una fitta sassaiola con numerose serie di calci e pugni nei confronti delle forze dell’ordine. Definita la Guantanamo d’Italia con stupri, Isis e droga tra giugno e dicembre 2019 sono stati eseguiti ben 270 rimpatri. Attualmente la struttura dagli iniziali 100 migranti ne presenta ben 65 che non hanno cambiato il volto della situazione.Ora l’attenzione della magistratura lucana che, dopo una serie di indagini, ha emesso, qualche giorno fa, dei provvedimenti di sequestro di cellulari, medici e un black-Decker. Una situazione che di fatto ha portato alla luce uno scenario ancora più drammatico: per tenerli calmi, gli oltre 65 extracomunitari venivano imbottiti con psicofarmaci.