Avviate le procedure dell’ex maggioranza contro il provvedimento di Mattarella
E’ stato presentato presso il TAR, Tribunale amministrativo regionale, del Lazio, il ricorso contro lo scioglimento dell’assise consiliare di Scanzano Jonico avvenuto il 21 dicembre 2019. Il documento, presentato qualche giorno fa è composto di ben 58 pagine, redatto dall’avvocato Gianni Di Pierri di Policoro, con la firma di alcuni ex amministratori: l’ex sindaco Ripoli, gli ex assessori Santolo Sabato, Donatella Puce, Sante Pantano, Rosanna Sisto e l’ex presidente dell’assemblea, Silvio De Marco, tutti del “Movimento civico scanzanese”.
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Il ricorso è anche contro il Comune jonico e, «ove occorra», come si specifica nella parte introduttiva, contro i consiglieri non firmatari e il cittadino Giancarlo Camossi. L’ex sindaco Raffaelo Ripoli è stato di parola quando qualche giorno dopo lo scioglimento dell’assise comunale dichiarò: “Abbiamo la coscienza pulita e vogliamo fare chiarezza quanto prima. Non accettiamo etichette di nessun genere, e tantomeno lezioni di moralità e legalità da nessuno. Per questo da oggi inizia la nostra battaglia, e gli enti preposti dovranno darci delle risposte perché noi, a nostra volta, le dobbiamo ad una città che non merita questo trattamento. In uno Stato democratico questa trasparenza mi sembra il minimo”.
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L’ex primo cittadino, dopo aver letta l’intera documentazione e le motivazioni, acquisita tramite richiesta di accesso agli atti, a supporto del provvedimento di scioglimento, ha ritenuto, insieme con la sua giunta e il Presidente del Consiglio comunale, depositare presso l’organo amministrativo regionale del Lazio, provvedimento di annullamento del decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella,con cui si scioglieva il consiglio comunale di Scanzano Jonico e si nominavano i tre commissarie reggenti. Per i ricorrenti, il provvedimento è “manifestamente illegittimo e reso in assenza dei presupposti di legge”. Per i firmatari del ricorso di annullamento la propria condotta non configura quella collusione argomentata dal prefetto e dal ministro dell’Interno per giustificare lo scioglimento. Ora si attende la data della discussione del ricorso.