Parla Saverio De Marco, presidente del Gruppo Lupi di San Severino e delegato regionale AIW
Dopo oltre due anni, ritorna la questione della costruzione di una centrale idroelettrica della potenza inferiore ad 1 Mwatt, presso il torrente Frido, nel Parco Nazionale del Pollino, sito della rete Natura 2000. Il progetto aveva avuto dagli organi regionali competenti il giudizio favorevole di compatibilità ambientale nel 2013, alcuni anni dopo, nel 2017 aveva visto l’interruzione dei lavori, disposta dall’Ente Parco Nazionale del Pollino, per esecuzione delle opere in difformità dagli atti autorizzativi e con conseguenti danni all’ambiente e disturbo alla fauna selvatica, con la riduzione in ripristino dello stato dei luoghi. Ora, nonostante tutto questo, la regione Basilicata con il D.G.R. numero 42 del 20 gennaio scorso, ha rideterminato i termini di validità del giudizio ambientale, prorogandoli per un periodo di 18 mesi a partire dalla comunicazione della data di ripresa dei lavori. Insomma la regione Basilicata vuole costruire la centrale idroelettrica, un inspiegabile passo in avanti. {module bannerInArticleGoogle}
“La giunta regionale avrebbe dovuto dare un segnale di discontinuità amministrativa – precisa Saverio De Marco, presidente Gruppo Lupi San Severino, Delegato Regionale AIW (Associazione Italiana Wilderness), guida ambientale escursionistica, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione-visto che il provvedimento nasce dalla precedente giunta di centrosinistra. Forse si è trattato con superficialità il problema, dimenticando la forte opposizione che ci fu nel 2017 al progetto della centrale, o forse dobbiamo pensare che la nuova giunta abbia sposato una logica di sviluppo industriale favorevole a progetti speculativi”.
Di fronte alla grave crisi idrica, la priorità da perseguire dovrebbe essere una buona gestione dei bacini idrografici e la riqualificazione degli stessi, e non il loro sfruttamento a fini industriali. Cosa c’è di vero in queste politiche che potrebbe portare seri pregiudizi ambientali. Qualche anno fa se ne parlò anche per una centrale da costruire nel territorio tra Agromonte ed Episcopia. “Quello della sottrazione della risorsa idrica vitale- continua Saverio De Marco – è uno degli impatti più rilevanti degli impianti idroelettrici. Chi conosce e vive il fiume Frido (e gli altri fiumi delle valli del Pollino) sa bene che a causa dei cambiamenti climatici la portata del fiume si è ridotta di molto negli ultimi anni. Nel caso del Frido l’impatto non riguarda solo la sottrazione della risorsa idrica, come già si è visto c’è l’impatto dei lavori per fare avanzare la condotta forzata che viaggerà per otto chilometri; e poi bisogna ricordare la colata di cemento rappresentata dall’edificio della centrale, che dovrebbe sorgere in località Codicino (comune di Chiaromonte) in un’area integra dal punto di vista paesaggistico. Se proprio si vuole incentivare il rinnovabile, invece di queste opere calate dall’alto e ad alto impatto ambientale si pensasse ad una produzione “diffusa” ed “autogestita” dell’energia, come ad esempio l’installazione di impianti fotovoltaici a gestione comunale con pannelli solari su edifici pubblici, capannoni industriali, scuole, serre di aziende agricole”. Questa volta tante e diverse associazioni ambientalistiche si sono movimentate e contestate. Si potrà ottenere un risultato positivo e definitivo su questa questione? Quali le prossime mosse che metterà in campo la tua associazione? “Sono abbastanza ottimista, conclude Saverio De Marco – di sicuro se si tiene a cuore una questione bisogna attivarsi, facendo quel che si può. Abbiamo avuto l’appoggio di numerose associazioni prestigiose che si sono mobilitate a difesa del fiume, con il grande contributo dato dal consigliere del Parco (e nostro socio onorario) Ferdinando Laghi, rappresentante in consiglio delle associazioni”.