Intervista. L’incontro tra l’ellenismo e la tradizione politica e amministrativa romana e del cristianesimo
Un libro fatto bene. Il testo della professoressa lauriota, Wilma Fattipaldi, “La presenza bizantina nella Lucania e nel Meridione”, editore Zaccara, è di quelli che fanno pensare molto. Ti fanno dire che certi libri sembrano scritti non perché leggendoli si impari, ma perché si sappia che l’autore sapeva qualcosa che vuole donare a tutti. Un lavoro che l’autrice pare rivolgere, in primis, ai giovani, non dimenticando la sua missione di docente; poi, ai lettori per sollecitare a dilatare l’orizzonte delle proprie conoscenze. Le pagine raccontano in maniera precisa e, oserei dire, puntigliosa, la storia del meridione sotto il dominio bizantino. Un dominio che ebbe inizio nel 535 d.C., dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente. Un passaggio storico importantissimo per l’incontro tra l’ellenismo, da cui furono ereditate lingua e cultura greca, e la tradizione politica-amministrativa romana e del cristianesimo, aspetti veicolati dal monachesimo orientale. Con due colonizzazioni, l’Italia meridionale rimase legata strettamente al controllo bizantino per due secoli.
Un libro come stimolo per le generazioni future lucane. Pagine che trasudano un grande impegno per raccontare un periodo poco conosciuto da noi Lucani. Un periodo storico poco conosciuto, o perché in questo periodo bizantino ha sentito fossero presenti tutti gli ingredienti culturali di crescita di un territorio?
“Il mio testo si propone di essere un contributo alla conoscenza dei fatti – chiarisce subito la professoressa Wilma Fittipaldi – raggiunta telefonicamente dalla nostra redazione – e delle testimonianze; si propone altresì, come Lei giustamente osserva, di essere di particolare stimolo per le nuove generazioni, costantemente presenti alla mia attenzione durante la stesura del lavoro: si è trattato di un fatto inevitabile, avendo dedicato quaranta anni della mia carriera di docente a tante generazioni di giovani. L’esperienza ci insegna che la consapevolezza delle radici contribuisce non poco alla preparazione di una strategia di crescita organica, coordinata e robusta di un territorio, che va conosciuto e, conseguentemente rispettato”.
Delle sue 395 pagine, la Lucania è interessata da pagina 89 a pagina 262. Per ben 173 pagine, racconta di piccoli e grandi borghi lucani, dove i bizantini hanno donato qualcosa. In particolare, in quali di questi, questa importante civiltà ha donato di più e perché?
“I segni che i Bizantini hanno lasciato nei nostri territori – sottolinea la professoressa Wilma Fittipaldi – sono in parte evidenti, come ad esempio nella toponomastica, ed in parte comprensibili solo con analisi attente. Tutti i territori a cui Lei fa cenno, ossia sostanzialmente quelli dell’attuale Basilicata (già questo termine è di origine bizantina), racchiudono una sintesi di tradizioni, beni artistici, storici e religiosi, nell’ambito di contesti paesaggistici di particolare e riconosciuto fascino, in cui le comunità monastiche seppero conciliare la vita contemplativa con quella attiva. L’abbazia di San Chirico Raparo con gli affreschi annessi, la grotta dell’Angelo e alcune cappelle di Maratea, l’assetto urbanistico di Rivello con tutti i beni annessi (chiesa di San Michele dei Greci, cappelle con affreschi ecc.) sono solo alcune delle testimonianze tipiche di questo periodo, giunte ai nostri giorni, basti pensare che a Rivello nel Poggio il rito greco-bizantino fu praticato fino al 1572). Il culto della Vergine con il titolo di Madonna di Costantinopoli, di Santa Sofia, ossia divina sapienza, ed il culto per molti Santi (Nicola, Giovanni, Michele, Caterina d’Alessandria, Margherita ecc.) costituisce ancora attualmente un ricco patrimonio per le nostre comunità”.
Il suo impegno culturale-storico di ricerca pare sia iniziato nel 2008 con un suo primo libro, e proseguito nel 2010 raccontando la storia della sua Lauria, fino a toccare il massimo con questo impegno letterario di documentazione bizantina in Lucania. Nel suo futuro prossimo cosa bolle in pentola? Cosa vuole raccontare a noi Lucani poco conoscitori delle nostre bellezze?
“Dal 2008, come Lei giustamente osserva – conclude Wilma Fittipaldi – ho potuto dedicare più tempo a queste attività, riprendendo anche diversi studi e appunti personali che nel corso degli anni precedenti avevano raggiunto un’interessante consistenza. Attualmente mi dedico al completamento di attività di studio personale, relativo al patrimonio storico-artistico dei paesi della Basilicata”. Breve e intensa la conversazione con una grande donna con un alto senso della cultura e dell’appartenenza alla propria terra di Lucania. Un incontro per dire ad entrambi : là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste una terra bellissima. Ci incontreremo lì.