Egidio Fabio Roseti ha elaborato una ricerca puntuale di costi e benefici. Ora aprire un nuovo dibattito
Che il Peperone di Senise IGP da tempo fosse al centro dell’attenzione per le sue potenzialità e per il rilancio che se ne sta facendo in questi ultimi anni era fatto noto, ma a spiegarne meglio le ragioni e i numeri è ora la tesi di laurea di un giovane dottore in Economia Aziendale, Egidio Fabio Roseti, che ha conseguito il titolo accademico all’università di Firenze e che nella stesura è stato seguito come relatore dal prof Andrea Marescotti.
{module bannerInArticleGoogle}
La tesi, che ha per titolo “Gli effetti della protezione delle indicazioni geografiche: il caso del Peperone di Senise IGP”, ha lo scopo di analizzare gli effetti dell’adozione di un marchio di qualità certificata, analizzandone costi e benefici, con particolare attenzione sul marchio Indicazione Geografica Protetta che contraddistingue, tra gli altri prodotti considera “di nicchia”, il Peperone di Senise.
Proprio quest’ultimo è al centro dello studio dell’elaborato, che comprende un’analisi dell’intera filiera produttiva, con un occhio ai vincoli che il disciplinare di tutela impone alle aziende. Lo studio è condotto anche con un’intervista al presidente del Consorzio di Tutela Enrico Fanelli. In ogni caso, si spiega, i sistemi di protezione delle produzioni produce innumerevoli vantaggi ma fa lievitare i costi delle produzioni, cosa che si fa sentire in particolar modo sulle aziende di dimensioni più piccole, anche perché i benefici sono riscontrabili solo nel lungo periodo.
Interessante è la parte che riguarda la strategia commerciale delle aziende che producono prodotti a marchio. A parte il consolidato mercato di hotel e ristorazione, la certificazione ha valore anche per la commercializzazione nella Grande Distribuzione Organizzata e nei paesi esteri.
“I primi perché sono interessati ad offrire, nella propria gamma di prodotti, alimenti di qualità e dalla filiera produttiva rintracciabile per i consumatori, i secondi perché attraverso i marchi di qualità certificata sanno di acquistare il meglio che il settore agroalimentare nazionale può offrire.” L’orizzonte dei prodotti, dunque, non sarebbe solo quello del circuito HO.RE.CA ma anche quello della GDO, ma questa eventualità è una sfida che va approfondita, perché “per realtà prevalentemente agricole la produzione di prodotti agroalimentari certificati può mantenere vitale l’economia locale legata al prodotto, apportando un serio contributo allo sviluppo rurale, obiettivo perseguito dall’Unione Europea attraverso l’utilizzo dell’IGP e del DOP.”
Questo per i marchi protetti in generale! E per il Peperone di Senise IGP?
La tesi di Roseti contiene una meticolosa descrizione del prodotto e delle sue caratteristiche peculiari che ne fanno un prodotto unico riconosciuto a livello europeo. Molto spazio è riservato poi alle caratteristiche aziendali di produttori e trasformatori, con una attenta analisi dell’andamento delle produzioni negli ultimi anni e dei fattori che l’hanno condizionato.
Quanto a uno dei punti più controversi della produzione e distribuzione del Peperone di Senise IGP, Roseti spiega come quest’ultima avvenga per via diretta a piccoli commercianti e al sistema HO.RE.CA mentre assente è la presenza del prodotto certificato nella grande distribuzione. I motivi di questa circostanza sono riconducibili, secondo lo studio, in primo luogo al fatto che il prodotto secco, secondo il disciplinare, deve essere presentato in “serte”, le tipiche collane, caratteristica che difficilmente si adegua agli standard espositivi dei supermercati della GDO, e in secondo luogo, al fatto che i consumatori devono ancora conoscere il prodotto in termini del suo utilizzo in cucina. Per questo nel 2019 è stata proposta la modifica al disciplinare.
La tesi di Egidio Fabio Roseti rappresenta, dunque, un utilissimo punto da cui partire per aprire un dibattito serio e puntuale sulle potenzialità e sulle criticità di questa preziosa produzione. Anche se la quantità di addetti è aumentata negli ultimi anni, fa notare l’autore, così come la diffusione dell’immagine dello stesso, è ancora lontana quella affermazione a livello nazionale che potrebbe definitivamente lanciare il prodotto e smuovere l’economia agricola del territorio.