Fra chiostri e masserie “per ritrovare il filo”. Il 14 luglio si parte con “Il borghese gentiluomo” di Molière
Quella di quest’anno è la 46 esima. Tante sono le edizioni del più famoso festival del belcanto, organizzato di questi tempi nel Sud, in terra jonica, a Martina Franca. È stato ridisegnato in tempi record il calendario dell’edizione 2020: il direttore artistico Alberto Triola e il direttore musicale Fabio Luisi hanno predisposto in poche settimane un nuovo cartellone costruito intorno al mito di Arianna, tema centrale per questa edizione intitolata “Per ritrovare il filo”. Diciannove serate di spettacolo sotto il cielo stellato della Puglia, che si inaugurerà il 14 luglio per concludersi il 2 agosto. Fra i cantanti Anna Caterina Antonacci, Alex Esposito, Lidia Fridman, Francesco Meli, Sara Mingardo, Jessica Pratt, Piero Pretti, Carmela Remigio, Luca Salsi, Veronica Simeoni, Xabier Anduaga In cartellone Stefano Massini e cameristi come Federico Colli, Francesca Dego con Daniele Rustioni, Francesco Libetta.
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In totale saranno proposte diciannove serate fra opere in forma scenica, concerti vocali e progetti speciali che si svolgeranno, secondo le misure di sicurezza richieste dall’emergenza Covid-19, nei luoghi più suggestivi di Martina Franca, dall’atrio di Palazzo Ducale, ai chiostri e alle chiese del centro storico, nelle masserie della Martina Franca e anche in altri spazi di Taranto e Polignano a Mare.
Una Prima di tutto rispetto, nell’atrio di Palazzo ducale, la sera del 14 luglio, con repliche il 22, 25 luglio e l’1 agosto, Il borghese gentiluomo di Molière, ripensata come monologo da Stefano Massini, con la mise en espace curata da Davide Gasparro e le musiche di scena del compositore di Monaco di Baviera dirette da Michele Spotti. La musica, scritta per accompagnare la commedia, sarà eseguita, secondo la partitura del 1917, con performance d’attore e di danza, nello spirito originale della comédie ballet di Lully/Molière e della ricreazione di Strauss/Hofmannsthal.
“Abbiamo creduto– afferma l’inossidabile Franco Punzi, presidente della Fondazione Paolo Grassi – anche nei momenti più difficili, che le luci di Palazzo Ducale dovessero accendersi sulla 46a edizione del Festival. Il nostro è un impegno nei confronti del territorio, degli artisti ma soprattutto del nostro pubblico”. Un appuntamento, quello del Festival, che proprio in questo momento vuole essere forza e coraggio per una nuova epoca di grande cultura che riparta dal Sud, dalla Puglia, da Martinafranca. “Ci sono tante buone ragioni per far prevalere il pessimismo – precisa Alberto Triola, direttore musicale – ma le energie che il Festival della Valle d’Itria ha saputo mettere in gioco in quasi mezzo secolo di storia sono in grado di reagire alla rassegnazione e di azionare i necessari anticorpi culturali e creativi”. Un Festival che non si fa intimorire, proprio nel momento difficile che attraversa il teatro, vuole ritrovare una nuova vitalità per restituirla alla comunità di cui fa parte, nel rispetto di quel gruppo di appassionati musicofili capeggiati da Alessandro Caroli, primo presidente del Festival, con il determinante supporto di Franco Punzi, allora Sindaco di Martina Franca, e di Paolo Grassi, all’epoca sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, che nel 1975 diedero origine a quella che oggi è diventata una storia importante di livello internazionale.