A Savoia di Lucania si dice :continueremo ad essere Salviani per sempre, nel cuore e nel pensiero
Giovanni Passannante morì, ormai cieco, a Montelupo Fiorentino il 14 febbraio 1910. Nato in Basilicata nell’allora paese chiamato Salvia di Lucania, oggi Savoia di Lucania, nel 1878 fu autore di un fallito attentato alla vita di re Umberto I, il primo nella storia della dinastia Savoia. Condannato a morte, la pena gli fu commutata in ergastolo. La sua prigionia fu spietata e lo condusse alla follia, sollevando un enorme scandalo nell’opinione pubblica. Venne, in seguito, trasferito in manicomio, ove passò il resto della sua vita. Il suo paese d’origine, in segno di penitenza, fu rinominato Savoia di Lucania in onore della famiglia reale, benché gli abitanti conservino, tuttora, la denominazione di salviani. Molti dei 1062 abitanti, di questo borgo a pochi chilometri da Potenza, ricordando la vicenda del loro concittadino dichiarano ancora oggi: “noi continueremo ad essere Salviani per sempre, nel cuore e nel pensiero, con un toponimo che non rende giustizia né a lui né a noi”. Ultimo di dieci figli, quattro dei quali morti in tenera età, le difficili condizioni economiche della famiglia. Desideroso di apprendere, il lucano Giovanni Passannante, poté frequentare solo la prima elementare, cercando di imparare a leggere e scrivere da sé svolgendo lavori occasionali per aiutare la famiglia.
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La svolta della sua vita fu la conoscenza a Potenza di un certo Giovanni Agoglia, ex capitano dell’esercito napoleonico e anch’egli originario di Salvia, il quale, notato l’interesse del ragazzo per gli studi, lo portò con sé a Salerno, assumendolo come domestico e assegnandogli un vitalizio per migliorare la sua istruzione. Passannante alternò la lettura della Bibbia a quella dei giornali e degli scritti di Giuseppe Mazzini. Inizialmente cattolico e fervente nelle pratiche religiose, si convertirà al culto evangelico e abbandonerà le forme esteriori, anche se la fede in Dio rimarrà viva in lui. Nel pieno della sua maturità culturale, Passannante cominciò a frequentare circoli filo mazziniani e conobbe Matteo Melillo, uno dei maggiori esponenti internazionalisti di Salerno. La frequentazione di associazioni repubblicane gli procurò i primi problemi con la legge. I suoi manifesti furono una continua invettiva contro le monarchie e il papato, inneggiando alla Repubblica, a Mazzini e Garibaldi che rinnegò in tempi successivi perché, pare, di avere simpatie verso la monarchia.
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La testimonianza della sua attività politica racchiusa in un manoscritto pubblicato all’epoca dal giornale Roma dal titolo: “intitolato Ricordo per l’avvenire al popolo universale”, dove espose la sua visione di società egualitaria, il disprezzo verso la Monarchia, e la promozione di assistenza economica per le fasce deboli come donne incinte, anziani e ammalati. Nel maggio 2007, in seguito a un’ampia mobilitazione, i resti di Passannante furono sepolti a Savoia di Lucania. Ma la storia non finisce, a Savoia di Lucania si continua a sostenere che: “giustizia sociale e libertà, e nemmeno un’urna cimiteriali è bastata a restituire il mal tolto, nulla potrà restituire a lui la dignità. Giovanni è ancora prigioniero, aspetta. Aspetta solo che qualcuno lo liberi”.