Molte le segnalazioni di degrado all’interno della città con criticità anche nella raccolta differenziata
Sui social tanti i post che descrivono un volto di Matera di cui non andare troppo fieri. Immagini di degrado urbano mettono in discussione le tante promesse fatte negli ultimi anni ma anche negli ultimi mesi ai cittadini materani. Manti stradali rattoppati da parziali gettate di cemento dopo la realizzazione di lavori, dissesti, strisce pedonali poco visibili o inesistenti, rifiuti urbani in posti improbabili, verde urbano incolto, antiche chiese rupestri utilizzate come deposito di rifiuti di cantiere, deiezioni canine abbandonate agli angoli delle strade probabilmente per inciviltà ma c’è chi sottolinea ancora l’assenza nei quartieri di adeguati contenitori di raccolta, considerata la rimozione dei cassonetti pubblici avvenuta ormai da mesi. Alcuni residenti segnalano alla redazione la necessità in alcune vie cittadine, particolarmente pericolose, di dissuasori per le automobili che siano anche solo semplicemente dossi affinché sia limitata la velocità dei veicoli, la necessità di rinnovare ed integrare la segnaletica orizzontale, parzialmente rifatta solo in occasione del Giro d’Italia e ancora marciapiedi inesistenti o impraticabili in via Marconi, San Pardo, via La Martella per i comuni cittadini ma ancor più per i disabili, costretti anche a percorrere in alcuni tratti diversi metri a bordo strada.
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Le periferie al centro di numerosi dibattiti politici nei mesi scorsi oggi ancora una volta non rientrano tra le priorità e i millantati incontri con i comitati di quartiere sono ancora puntualmente rimandati. Discariche e criticità nella raccolta differenziata dei rifiuti vengono quotidianamente segnalate anche in altre zone lontane dal centro urbano, come ad esempio in prossimità dello svincolo per il cimitero di contrada Pantano, sulla particolarissima pista ciclabile di via San Vito, sulla strada sterrata alle spalle del Mulino Alvino. Quella che una volta era discontinuità fra centro e periferia oggi sembra essersi trasformata in omogenea inoperosità, considerato il degrado diffuso. La città un po’ come la sua ferrovia viaggia lenta dal punto di vista sociale, dell’interesse per il decoro urbano, la sicurezza e l’igiene, al punto da rendere vana ogni giustificazione fino ad oggi accettata. La cura del suolo pubblico non è solo facciata o mera estetica, ma sostanza che pesa grado di civiltà di chi abita la città ma anche valore e spessore dell’amministrazione che se ne occupa, oltre che il grado di tutela della sicurezza riservato ai cittadini.