Preoccupano alcuni casi ma la regione dovrebbe comunque rimanere in zona gialla
La paura per la scoperta dei primi casi di variante inglese e altri cinque decessi registrati nelle ultime 24 ore, da un lato. Il rapporto positivi/tamponi e la pressione ospedaliera ancora molto al di sotto della soglia d’allerta, dall’altro. Sono queste le notizie in “chiaroscuro” che si registrano in Basilicata: gli ultimi dati sulla pandemia da coronavirus dovrebbero comunque far sì che anche la prossima settimana la regione rimanga in zona gialla, di cui fa parte dallo scorso 11 gennaio.
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Nella settimana dal 10 al 16 febbraio, in Basilicata “risultano in peggioramento” i dati che riguardano i “casi attualmente positivi per 100 mila abitanti”, l’incremento percentuale dei casi e il dato sulle “persone testate per 100 mila abitanti”: lo ha reso noto la Fondazione Gimbe. In relazione ai casi attualmente positivi per 100 mila abitanti, il dato della Basilicata è 625, l’incremento dei casi è al 4,2 per cento e la persone testate per 100 mila abitanti sono 602. Sempre secondo i dati della Fondazione, è positiva la percentuale di “posti letto in area medica occupati da pazienti covid-19” (17 per cento) e quella dei “posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti covid-19” (otto per cento, la più bassa in Italia nella settimana dal 10 al 16 febbraio).
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In un’altra tabella, la Fondazione Gimbe ha elencato le province “con incremento percentuale dei casi superiore al 5 per cento nella settimana 10-16 febbraio”: Matera ha fatto registrare un aumento del 5,6 per cento. Per quanto riguarda i vaccini, la percentuale dei lucani che hanno completato il ciclo vaccinale è pari all’1,87 per cento (per un raffronto, hanno fatto segnare una percentuale inferiore – fra 1,86 e 1,46 per cento – Marche, Campania, Puglia, Umbria, Sardegna, Abruzzo e Calabria; i primi tre posti sono occupati dalla Provincia autonoma di Bolzano con il 4,15 per cento, la Valle d’Aosta col 3,13 per cento e il Piemonte col 3,06 per cento). La Fondazione ha evidenziato che la percentuale di dosi di vaccino somministrate a “personale non sanitario” è pari al 30 per cento, mentre la percentuale di dosi somministrate a persone con oltre 80 anni “è pari al quattro per cento”.