Un borgo dalla tradizione contadina con gastronomia povera che rende felice l’animo e il palato
È situato a 877 metri sul livello del mare, nel Parco Nazionale del Pollino, che è il parco più grande d’Italia. Da San Severino Lucano parte uno dei pellegrinaggi più intensi che si realizzano in Basilicata; un percorso di 18 chilometri, in onore della Madonna del Pollino nella prima domenica di giugno. Le pagine di storia indicano che il nome proviene dall’essere stato feudo dei San Severino, un nucleo abitato che sorse, pare, intorno al XV secolo. Nel 1495, come la maggior parte degli storici sostiene, i monaci Cistercensi diedero origine al Casale di San Severino edificando qui poche case per alloggiare i propri coloni. A questo primo nucleo di abitanti si aggregarono molti esuli di Castelsaraceno, non più disposti a sopportare gli abusi e soprusi dei feudatari. Nel 1806 San Severino diventò Comune a seguito del nuovo ordinamento napoleonico; fino a quel momento apparteneva al territorio di Chiaromonte. Poi nel 1820 si aggiunse la specificazione di Lucano. Luogo dove il brigantaggio fu molto attivo, favorito, nell’intero comprensorio del Pollino, da montagne impervie, mancanza di infrastrutture e strade. Le pagine di storia ricordano la brigantessa Maria Gesualdi, che seguì nelle sue scorrerie, il suo compagno, tale Gaetano Milione detto “Lo Nigro”, Giuseppe Viceconte, Pietro Antonio Cascino, Luigi Calabrese, Giuseppe Fittipaldi e Costantino Papa. Molti i toponimi che ci ricordano l’avvenimento storico, il “Fosso del Brigante”, soprattutto viene ricordata la figura del capitano Gennaro Iannarelli che compì stragi ed esecuzioni anche di civili. Di lui si conservano numerose memorie: la casa che abitò in paese e il mulino segheria in località Mezzana. Luogo, come tutti i borghi lucani, che subì una massiccia emigrazione transoceanica tra il 1880 e il 1995. San Severino Lucano, non solo luogo di meditazione, ma di storia, tradizioni, arte, allocato in un ambiente naturale di grandi prospettive naturalistiche. Si trova a Mezzana Torre, frazione di San Severino Lucano, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino uno degli alberi da frutto più antichi d’Europa. È un pero che sorge a 930 metri di altitudine e rientra tra i 177 “patriarchi” di piante secolari. Luogo di piccoli ma grandi tesori architettonici e culturali. Percorrendo la strada principale, al centro del paese, non si può non far una visita alla chiesa madre dedicata a Maria Santissima degli Angeli probabilmente risalente al primo nucleo abitativo. Al suo interno troviamo un crocifisso ligneo risalente al 1500 e ben conservato, inoltre si può ammirare la statua in legno d’ulivo risalente al 1700 della Madonna degli Angeli.
La struttura della Chiesa è a tre navate, il suo interno è ornato di cornicioni e capitelli, di colonne ed arcate perfette. Di grande pregio sono i 9 altari di marmo multicolore. Da visitare la chiesa di San Vincenzo Ferreri, risalente al 1765, al cui interno troviamo un crocifisso ligneo e varie statue di Santi. Numerosi portali incisi in pietra locale abbelliscono i vicoli del centro abitato. Un salto non deve mancare al Palafrido a Mezzana (una delle tre contrade) dove è esposta l’opera scultorea dal titolo” Cervus” del maestro Dino Vincenzo Patroni, artista poliedrico e docente emerito dell’accademia delle Belle Arti di Napoli. In questa frazione c’è il Museo comunale degli “Antichi Mestieri”, dove sono custoditi oggetti riguardanti antichi mestieri artigianali che fino agli anni 60/70 erano attivi sul territorio. San Severino Lucano è definito dagli Astrofili “Il Paese delle stelle” in quanto l’altitudine, la qualità dell’aria e lo scarso inquinamento luminoso notturno permettono di fare osservazioni astronomiche sia a livello professionale che amatoriale. Gastronomia di grande eccellenza, sapori veri e autentici del Pollino, tutto genuino con produzione legata alla storia e alle tradizioni che, in questo luogo sono ben radicati. Raskatieddr’ ca muddrica, Agnello con patate al forno, Minestra ‘mpastata, Patate e cipolline (lampascioni). Il piatto di pregio è “Lagan’ e fasul” con la sugna di maiale e peperone macinato. Un borgo dalla tradizione contadina con gastronomia povera che rende felice l’animo e il palato, legando il proprio essere ad un luogo dove respiri radici, colori, dove le nuvole e le stelle ti fanno sentire proprietari del mondo. Quando decidi di andare a San Severino Lucano nella valigia non mettere indumenti ma fretta di arrivare. Quando arrivi, questo luogo ti prende per mano e non ti lascia più, diventa un vero compagno di viaggio come una meravigliosa ombra.