Gallicchio: “Il mio nuovo romanzo è un invito a riprendere una riflessione sui piccoli paesi”
“Niente è perduto per sempre”, di Pasquale Gallicchio, giornalista e scrittore natio di Bisaccia, comune in provincia di Avellino, vince per la sezione dell’edito, l’edizione 2021 del premio letterario il Borgo italiano. Una storia emozionante che accompagna il lettore in un viaggio di grande sensibilità umana. Il rapporto tra un padre e un figlio condizionato da una malattia come l’Alzheimer, tutto in una cornice dove si riscopre un nuovo rapporto con la natura, il silenzio non sempre luttuoso dei vicoli, i ricordi che non hanno soltanto il sapore della nostalgia, il paesaggio come cura non solo dello sguardo ma anche dell’anima.“ Il paese è come il ricordo di un amore, ti prende per mano, non ti lascia più, diventa un compagno di viaggio, inseparabile come le ombre seguono i passi lungo la strada”, un pensiero introduttivo di un romanzo diverso dal solito per riflettere sulle condizioni delle piccole comunità del Suda quarant’anni dal terremoto del 23 novembre 1980 .
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Per parlare di ciò che sta accadendo in questi borghi, dallo spopolamento all’abbandono, esaltando quelli positivi fatti da tante persone, soprattutto giovani, che hanno deciso di restare, investendo anche economicamente, sulle bellezze del paesaggio. Pagine, ben 251, per riflettere su un tema importante, pieno di attualità: come far “rivivere i piccoli paesi”. Con un buon inchiostro lasciato cadere, l’autore richiama l’attenzione sulle piccole realtà che in tempo di pandemia sono ritornare a scaldare i motori della nostra riflessione e della nostra consapevolezza. Nel mezzo il ricordo per il terremoto del 23 novembre 1980 di cui quest’anno si ricorderà il 41 esimo anniversario. “Il mio nuovo romanzo – sottolinea Pasquale Gallicchio – è un invito a riprendere una riflessione sui piccoli paesi che oggi rappresentano una forte debolezza ma nello stesso tempo una rinnovata possibilità di rinascita per un nuovo modello di vita”.
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Un libro per riflettere e far riflettere per arrivare ad un giusto consapevolezza su ciò che sono i paesi e ciò che potranno essere. “Credo, sia giunto il momento di una nuova narrazione per questi posti – aggiunge Pasquale Gallicchio -la scrittura, può rappresentare un veicolo per far scoprire i piccoli paesi, facendoli diventare scenografia delle storie narrate”. Una prosa semplice ben cadenzata per raccontare di una scelta di vita da fare: morire di ansia in una grande città oppure addormentarsi in un piccolo paese ammantato da una buona noia e dall’ozio produttivo di uno scorrere del tempo che lascia ben assaporare i valori essenziali della vita e di un grande dono concesso. Insomma nel libro di Giuseppe Gallicchio c’è tutto, l’essenziale, l’importante, un motivo per non partire più. La bellezza del paesaggio è, soprattutto la qualità della vita. Meritava il premio, cosi è stato.