A officiare il rito liturgico l’arcivescovo di Acerenza, Francesco Sirufo
Una insolita festa per la Madonna del Piano a Episcopia. Paese in festa con cuore aperto alla devozione ma con ingredienti di pura essenzialità religiosa. In osservanza dei protocolli sanitari e la dovuta prudenza al fine di limitare assembramenti, il programma della storica ricorrenza del 4 e 5 agosto è stata tutta dedicata alla preghiera e alla giusta riflessione interiore. Un borgo, quello di Episcopia, posto sul corso del fiume Sinni, che porta impressa nella testa di ogni singolo, soprattutto, nel profondo del cuore la giornata dedicata alla Madonna del Piano o meglio Santa Maria del Piano, un tempo Madonna della Neve. Storia fatta di tradizione che si esprime sin dal 1500; un culto antico con una forte devozione. Madonna, come raccontano le pagine di storia di questo luogo, che fu ritrovata in un grosso incavo di una quercia secolare da tre mietitori nascosta, con ogni probabilità durante il periodo iconoclasta (movimento, nato durante il periodo bizantino, che sosteneva come la venerazione delle icone spesso sfociasse in una forma di idolatria, e quindi tutte le statue andassero distrutte) presumibilmente da monaci greci oppure dai Cistercensi o Agostiniani.
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Un ricordare imbevuto, come un inno, al seguito della statua, per le strade aperte, quelle più strette, i vicoli semideserti, con un canto profondo e un ritornello “per mare e per terra sei nominata tu Madonna di lu’ chiena sei piena di virtù”. Uno speciale cantico che per il 2021 non ha trovato lungo lo storico percorso verso la chiesa cittadina di San Nicola le giuste e dovute intonazioni accompagnata dai “scigli”. È mancatoil richiamo, il ritrovarsi nell’attesa dell’arrivo, è mancata quella ultima fermata su via San Rocco per un saluto di preghiera e di speranza, per tanti il desiderio di donare una lacrima per la stanchezza sofferta dovuta alla pandemia. È mancato un gesto di virtuale abbraccio per consolare il cuore spezzato da morti improvvise di amici e parenti. Non è mancata, però, la preghiera di questa gente che da sempre porta sul viso i segni del lavoro, del sacrificio, del silenzio, che riesce a donare un sorriso ancora pulito vero e sincero. Una ricorrenza che ha fatto sentire il profumo di una fede forte, composta di orgoglio, emozione e passione; un uragano buono che anche quest’anno è riuscito a riunire le famiglie, molte rimaste lontane, le gioie dei ricordi di un tempo passato per quelli rimasti nel paese.
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L’arrivo della Madonna in macchina a piazza Arcieri e il trasferimento nel piazzale antistante la chiesa madre per il rito liturgico ha permesso di ritrovare, per molti episcopioti il senso di dignità vera e di sana convivenza civile. Un rito officiato dall’arcivescovo di Acerenza Francesco Sirufo, natio di Castelluccio Inferiore, ha reso ancora più forte il richiamo alla speranza come ammirazione dello spirito superiore e infinito il quale si rivela nei dettagli minuti quando riusciamo a percepirli con le nostre menti. Poi con l’ultimo colpo del fuoco di mezzanotte tutti a casa con la convinzione che la propria Madonna abbia ascoltato le singole richieste di grazia e che la santa protettrice possa aiutare ogni singolo di questa comunità.