La continua uscita di medici crea numerose difficoltà, il comitato cittadino chiede un progetto di rilancio
Si dice sempre che a pagare sia l’utenza. L’ospedale “Giovanni Paolo II” di Policoro, terzo presidio ospedaliero regionale dopo il San Carlo di Potenza e “Il Madonna delle Grazie” di Matera è in forte affanno per mancanza di personale. Un report del comitato civico cittadino, #ospedaledipolicorononsitocca evidenzia la continua uscita di personale medico dalla struttura jonica senza le dovute sostituzioni con un progetto di rilancio.
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Una situazione di forte disagio a partire dal Pronto Soccorso, per arrivare al reparto di Medicina, sotto di organico e a quelli di Utic e Rianimazione, che da anni aspettano un finanziamento per un progetto di riqualificazione che ormai sembra finito nel dimenticatoio. Per non parlare poi dei reparti di Psichiatria, Endoscopia e Radiologia, anch’esso sotto organico, l’Ortopedia che deve coprire sia l’ambulatorio che il reparto con la sala operatoria. Sono mesi che il comitato civico chiede fatti concreti per superare problemi strutturali, ma le risposte sono state pari a zero. A parte le problematiche legate ai reparti, di fatto le criticità vere vivono una regressione pericolosa. Il personale è sfinito, occorre invertire la rotta perché l’ospedale di Policoro deve garantire servizi per la salute ad un territorio vasto e che abbraccia anche l’alto Jonio cosentino.
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Un ospedale di confine e che produce numeri importanti con una vasta utenza non può più aspettare per il suo definitivo rilancio. Si sperava in una svolta con la nomina ad assessore regionale alla Salute e Politiche sociali, Rocco Leone, ma purtroppo così non è stato. Ed ecco allora che si continua a parlare di un ospedale in crisi e che addirittura, in molti ne pronosticano una lenta ed indolore chiusura. Adesso tutto questo non è più tollerabile, bisogna dare un forte segnale di cambiamento a partire dai concorsi che l’azienda sanitaria dovrebbe fare per assumere nuovo personale che vada a ringiovanire quello attuale, prossimo al pensionamento. In sostanza il problema è la carenza di organico e ciò si traduce in lunghi tempi di attesa per l’utenza, sia in termini di visite mediche che in termini di interventi chirurgici.