Sapeva affrontare le lunghe discussioni capace di innescare sentimenti positivi nelle persone
Confesso è stato più forte di me. Ma ricordare Vincenzo Amatucci a undici anni dalla sua dipartita resta un momento importante, vero e lucido. Il 21 marzo del 2011 si assentava da noi una persona perbene, un amministratore di altri tempi, un uomo di periferia dai grandi pensieri, da concetti interiorizzati e trasmessi; quella moralità, quegli insegnamenti che riescono a creare una risonanza che continua a fluire nel nostro tempo nella comunità francavillese, penso in tutta la Lucania che ha sempre amato veramente.
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È stato un respiro diverso dagli altri sindaci di Francavilla in Sinni che pure vanno rispettati. Ma il sindaco della piazza, della strada, dell’abbraccio con tutti, del suo sorriso da donare senza colore politico, camminava con un passo in più. Il suo modo di vedere la politica non era ad andatura lenta, minestrata di sola ordinarietà quotidiana, non era affascinata dall’apparenza di opportunità, era qualcosa già di avveniristico per la sua terra in particolare la sua Francavilla. Pensare ad amministrare bene, il punto di partenza, non era un obiettivo ma una sana e importante prerogativa. Trasferire il suo coraggio e la sua veemenza, l’impeto travolgente dell’uragano, utilizzato nella discreta carriera di calciatore del Francavilla Calcio degli anni 60 e 70, nelle coscienze dei propri cittadini è stata da sempre l’idea di vita, che lo ha contraddistinto nel suo cursus honorum nella vita sociale, civile ed amministrativa.
Quella fioca luce accesa, nel suo ufficio del comune a tarda sera per elaborare delibere da rendere esecutive il giorno dopo, lui che scriveva centinaia di domande di inclusione sociale a vario genere o che studiava sui suoi tomi di diritto amministrativo, era sempre ispirato dal pensiero di Papa Paolo VI: “Il servizio e l’impegno politico sono la più alta forma di carità cristiana”. Il politico deve servire il popolo, la politica essere mezzo attraverso il quale operare, Vincenzo Amatucci lo sapeva bene e ne conosceva perfettamente le caratteristiche.
Una calamita umana che sapeva affrontare le lunghe discussioni capace di innescare sentimenti positivi nelle persone che lo circondavano e di coinvolgere con entusiasmo i suoi colleghi e collaboratori. Ricordare tutte le sue cariche politiche ricoperte non è necessario, perché la priorità è quella di ricordarlo come uomo generoso, disponibile, sempre in ascolto capace di saper prevedere cosa accadrà il mese prossimo e l’anno prossimo e, in seguito, avere la capacità di spiegare perché non è avvenuto. Di fronte ad una politica lucana priva di autorevolezza, legata a poltrone, ad interessi economici biechi, che continua a generare assistenzialismo e precariato, parlare di persone visionarie di questi tempi sembra un atto dovuto. Vincenzo Amatucci resterà nel cuore di tutti sempre perché non era un politico; per lui la politica era una cosa seria proprio come diceva Charles De Gaulle: “la politica è una cosa seria per lasciarla in mano ai politici”. Ora più che mai sarebbe di grande valore passeggiare a Francavilla in una strada a lui dedicata.