Tra il 1996 e il 2020 più di 10500 incidenti stradali, più di venticinquemila feriti, almeno 608 morti
La storia della statale 106 jonica, altrimenti definita la strada della morte, probabilmente la conoscono in pochi. Alcuni pur conoscendola, non ne hanno dato mai il giusto peso; alcune volte, con i tempi che corrono, l’attenzione è stata riposta soltanto quando i notiziari nazionali hanno raccontato di una ulteriore odierna morte. A farci riflettere su un fatto di estrema importanza è il calabrese, natio di Cariati, Fabio Pugliese con la sua seconda edizione “Ecco chi è Stato!”, un testo dedicato alla famigerata e tristemente nota “strada della morte” in Calabria. Un saggio ben composto dove nelle sue 285 pagine c’è una risposta ai drammi di una strada istituita con atto istituzionale del 17 maggio del 1928 numero 1094, che attualmente vive con la continua speranza di essere completata o meglio ammodernata. Sono pagine che si alternano tra l’essere un saggio e un romanzo ma che, annotando date, numeri, soffermandosi sulle tante foto, i ricordi di giovani vite spezzate su questa strada, acquistano il colore della denuncia al dramma della Calabria, all’assenza di comunicazioni e alla difficoltà di mettere in sicurezza una strada così importante e frequentata.
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In molte di queste pagine l’inchiostro diventa uno strumento efficace per urlare la rabbia verso le tante istituzioni regionali e nazionali, che negli anni hanno agito da serial Killer e su cui si sono sprecati fiumi di inchiostro e di sangue. Eppure dopo la Salerno- Reggio Calabria, la statale 106 jonica risulta essere la seconda arteria nazionale più importante, lunga ben 415 chilometri, che unisce Puglia- Basilicata e Calabria, unica arteria viaria presente sulla costa jonica calabrese. Un libro che racconta con efficacia una amara realtà, quello del tratto calabrese, che nasconde la grande pericolosità di questa strada definita della morte perché dice l’autore: “in tantissimi tratti non ha guard-rail laterali, presenta chilometri e chilometri di manto stradale ammalorato, colma di accessi abusivi costituiti da ingressi e uscite di privati direttamente connessi alla carreggiata, spesso presenti dopo una curva”. “Se rimarrete vivi sarà stato solo per miracolo” : tuona l’autore. Un dato che vale per tutti: tra il 1996 e il 2020 ci sono stati più di 10500 incidenti stradali, più di venticinquemila feriti, almeno 608 morti. Il giornalista Piero Sansonettinella prefazione sottolinea: la Statale 106 è costata al nostro paese, in termine di vite umane, sette volte più della missione di guerra in Afghanistan”. Le tante morti annotate, hanno generato spunti di riflessione e interrogativi da parte dell’autore: di chi sono le responsabilità? chi non ha fatto nulla per cambiare le cose?; perché ancora oggi non si vuole risolvere un problema la cui enormità è sotto gli occhi di tutti?”.
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Uno Stato mai capace di comprendere quanto potesse essere utile realizzare un corposo investimento sulla Statale 106 al fine di ammodernarla complessivamente. Intorno a questa storia fatta di illusioni, di false speranze, promesse come costruire gallerie naturali, artificiali, ponti e viadotti e oltre diciotto cavalcavia, mi piace annotare la nascita di Anastasia, avvenuta il 13 agosto del 2018 alle 2,42 lungo la Statale 106 a metà tra Cirò Marina e Crotone, nel comune di Strongoli. Lucia Blefari, 28 anni, portata in macchina di corsa alle 2,30 di notte verso l’ospedale di Crotone disse: “fermatevi devo partorire”. Una nuova vita prendeva corpo da un disagio quasi a voler dire che la vita rovescia il dolore determinando il preludio di una rinascita, perché questa strada diventi finalmente luogo di una ripartenza per tutto il Sud. Chi ha scritto questo libro ci crede, chi lo leggerà ne sarà ancora di più convinto. Penso che dovremo non essere interessati ai sensi unici e ai sensi vietati, ma guardare alla strada, che, se comoda e percorribile, ci condurrà verso un emozione che aspetta solo di essere raccontata.