Molto stimato in paese per la sua cordialità. Un gran lavoratore, un vero galantuomo
Episcopia perde un altro pezzo della sua storia. Se ne è andato in silenzio come un grande gentiluomo. Un lavoratore, un passionale, un riservato un vero galantuomo. Legato ai valori essenziali della vita, in primis la sua famiglia che ora avverte una forte incolmabile assenza. Pasquale Apicella, non ce l’ha fatta a combattere con un’ischemia che gli ha complicato la vita dopo il Covid.
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Il Farmacista del paese, il consigliere medico di tutta la comunità episcopiota, la piccola persona che dispensava consigli medici, gentile e disponibile per ogni soluzione utile a eliminare il problema del momento. Subito dopo la laurea in farmacia conseguita a Napoli, il 13 luglio del 1960, il trasferimento a Episcopia, con l’adorabile moglie e i suoi diletti figli per mettere a disposizione le sue competenze, conoscenze e capacità per l’intera comunità. Cuore e passione, altro non era Pasqualino, per alcuni, un’anima da farmacista vero, sempre con una medicina giusta al momento giusto per quelli che si recavano mattina e sera nel suo locale che appariva non una vera farmacia ma un luogo di grande attenzione e benevolenza per risolvere il problema medico che si presentava. Tanto che alla fine passare da un medico condotto risultava inutile.
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La riservatezza come principio di vita la bontà come giusto esercizio tra la gente di Episcopia che alla fine era diventata la sua famiglia. Persona sensibile che non aveva paura di utilizzare il proprio cuore per tutti. Ha vissuto la vita con la convinzione che le cose possono essere migliori nel rispetto degli atri e di sé stessi. Aveva ragione Cesare Pavese quando a proposito delle belle persone diceva: “le belle persone si distinguono, non si mettono in mostra. Semplicemente, si vestono ed escono. Chi può, le riconosce”. Per chi, come, l’ho conosciuto il pensiero di Pavese è la giusta sintesi di un uomo, un professionista da non dimenticare mai. La comunità di Episcopia per diverso tempo sentirà il rumore del silenzio, lo sguardo sereno e la giusta risata. Ai figli, miei carissimi amici non posso che dire: abbiate fede, avete ricevuto il dono più grande dal nostro Dio perché la tenerezza e la gentilezza non devono essere sintomo di disperazione e debolezza, ma espressione di forza e di determinazione a continuare sulla sua strada. Arrivederci Pasquale. La Redazione tutta si associa al dolore della famiglia, ma anche di un’intera comunità che non lo dimenticherà mai.