La vera sfida di questi giorni di campagna elettorale è provare a convincere il popolo del non voto
Per molti la politica non è un mestiere, è un servizio. Nel senso di servire e realizzare quello che vogliono gli altri. La politica è l’ideale sognato, la speranza di vedere l’onestà come la migliore politica. Tra sogno e speranza, in mezzo pare ci sia verità e coerenza necessari per rappresentare interessi e interpretare al meglio gli ideali colmando il divario tra un auspicio e la realtà. Di questo pare essere convinto il lucano Vito De Filippo. Presidente della Regione Basilicata dal 6 maggio 2005 al 18 dicembre 2013, deputato alla Camera dal 2018, diverse volte con incarico di Sottosegretario, deputato uscente del Partito Democratico candidato come capolista del Pd al Senato nelle elezioni del 25 settembre prossimo. Un politico che conosce molto bene la Basilicata il suo territorio di appartenenza a cui ha dedicato tanti anni di servizio. In un attimo di riposo, tra un comizio e una stretta di mano tra i suoi elettori, il desiderio di una breve chiacchierata insieme si fa spontanea.
Molti precisano che la politica sia una sfida per la libertà e la giustizia. Ma altri sostengono che ci sia anche una dose di dignità e coerenza. Insomma verità coerenza e dignità possono salvare la politica vera? “Penso che la politica debba riappropriarsi di valori quali la verità, la coerenza e la dignità. Sono essenziali per restituire credibilità alla politica e all’impegno politico che tanti uomini e donne a tutti i livelli mettono in campo a servizio dei cittadini per il bene comune. Il dato più preoccupante degli ultimi anni in occasione del voto è l’astensionismo crescente che dobbiamo attenzionare che segnala uno scollamento tra i cittadini e la politica. Dunque la vera sfida di questi giorni di campagna elettorale è provare a convincere il popolo del non voto provando a raccontare e a spiegare perché il Pd era, e resta l’unico partito in grado di garantire una visione progressista e riformista dell’Italia; di assicurare una posizione realmente europeista ed atlantista; di offrire soluzioni concrete per avere più diritti, più lavoro, maggiore attenzione al sociale, all’ambiente, allo sviluppo sostenibile”.
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Il motto della sua campagna elettorale pare essere: “Un impegno per il paese e la Basilicata”. Per la Basilicata, in particolare, cosa è stato fatto, cosa c’è ancora da fare. Quali le vere priorità?
“L’impegno per il Paese e per la Basilicata è stato sempre alla base del mio lavoro. Molto è stato fatto e si potrà fare per la Basilicata e per il Sud nei prossimi anni, sicuramente sul tema salute, che ho attenzionato maggiormente in quanto componente della XII Commissione Affari Sociali, dove abbiamo dovuto fare i conti con il COVID che ha messo in ginocchio i sistemi sanitari di tutto il mondo. L’obiettivo del Pd è sicuramente rafforzare la capacità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nell’affrontare i problemi comuni a tutte le regioni in modo uniforme, superando i divari tra regioni in prevenzione, accesso alle terapie e percorsi diagnostici. Cosa che potremo garantire solo restituendo centralità alla salute, oggi materia di legislazione concorrente, per rendere il diritto alla salute e alla cura eguale dal Brennero a Lampedusa e attraverso l’incremento graduale del finanziamento ordinario del SSN fino a raggiungere almeno il 7 per cento del Pil, allineando progressivamente l’Italia ai grandi paesi dell’Europa occidentale”.
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Qualche giorno fa a proposito della morte di Monsignore Francesco Nolè ha dichiarato: “Ricorderò per sempre le sue parole, la sua pastorale dedicata ai poveri ed agli ultimi”. Si dice che l’umiltà è smettere di proteggere le proprie convinzioni. Nella sua carriera politica quante volte, per dedicarsi ai poveri, si è trovato a limitare le sue convinzioni o i suoi desideri? Prima i poveri e poi il potere? “A tal proposito cito Papa Francesco: “Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare.” Questa è la visione che mi accompagna nella vita quotidiana e che provo a trasferire ai miei figli. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno ulteriormente colpito le persone indifese e i più deboli. Sento pertanto forte il peso di una responsabilità che mi porta necessariamente a pensare che l’accoglienza dei profughi delle guerre e la solidarietà nei confronti di popoli più sfortunati rappresentino una priorità del nostro impegno. Non serve ovviamente nei confronti dei poveri un comportamento unicamente assistenzialistico, ma un impegno comune nei confronti degli ultimi affinché a nessuno manchi il necessario”.