Procura di Bari con indagine anche in altre regioni. Finanziamenti non in regola per 17 mln, perquisizioni in Basilicata
Concorso in emissione di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti, concorso in emissione di fatture per operazioni inesistenti e concorso in autoriciclaggio: sono le accuse formulate, a vario titolo, dal pubblico ministero della Procura di Bari Michele Ruggiero a carico di 51 indagati nell’ambito dell’inchiesta sui crediti di imposta fittizi per oltre 17 milioni di euro attivati per ottenere i bonus edilizi. Sono decine le perquisizioni effettuate in Puglia, Basilicata, Veneto ed Emilia Romagna, da parte di carabinieri e finanzieri su disposizione della Procura del capoluogo pugliese. Oltre alle persone fisiche sono state interessate dal provvedimento sette società e lo studio di un commercialista. L’organizzazione, con basi logistiche a Bari e Altamura in provincia, avanzavano richieste per i bonus edilizi per interventi di ristrutturazione immobiliare con dati non veritieri quali la disponibilità dei beni in realtà inesistenti, oppure appartenenti a persone estranee ai fatti oppure per l’esecuzione di lavori edili di valore rilevante in realtà mai eseguiti.
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Gli ideatori della presunta truffa si sarebbero affidati a persone compiacenti, prive di qualsiasi capacità reddituale e patrimoniale, in molti casi con precedenti di polizia, che si sarebbero prestati a comunicare, nell’apposita piattaforma informatica, crediti d’imposta per un valore complessivo di oltre 17 milioni di euro. In qualità di cessionario di quei crediti di imposta fittizi veniva indicata spesso Poste italiane, completamente all’oscuro e ignara della vicenda. I crediti sarebbero stati successivamente ceduti a un intermediario abilitato e parte del denaro (circa 3,9 milioni di euro) versato su conti corrente creati ‘ad hoc’, per essere successivamente veicolati in ulteriori rapporti finanziari intestati ad aziende ‘cartierè e/o prestanome, al fine di nasconderne la provenienza e impedirne, così, il tracciamento. Ciò anche mediante una serie di pagamenti simulati di finti fornitori e dipendenti, oppure di ricariche di carte prepagate intestate a persone compiacenti per effettuare successivi prelevamenti presso vari Atm.