Forse c’è qualcosa di più terribile della guerra, una pace comprata con totale rinuncia alla vita e alla legge
La memoria è una cosa seria. Ricordare per non dimenticare tante volte è utile per trarre importanti insegnamenti, quando il pensare, l’osservare, il giudicare diventano liquidi senza contenuto alcuno. La festa del 4 novembre oltre a ricordare l’anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale è più di tutto la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che si festeggia dal 1919. In questo giorno si ricordano i caduti della Grande Guerra con una celebrazione alla tomba del Milite Ignoto, con commemorazioni in tutta Italia. L’armistizio di Villa Giusti che entrò in vigore il 4 novembre 1918 consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste portando, così, a termine il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale.
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Il 4 novembre del 1921 ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto”, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma e con il Regio decreto numero 1354 del 23 ottobre 1922, il 4 novembre fu dichiarato Festa Nazionale. Nel 1976 a causa di una non chiara Austerity fu rivisto il calendario delle feste nazionali compresa il 4 novembre che divenne festa mobile (una ricorrenza non più con un giorno prefissato), legge numero 54 del 5 marzo 1977. Questa in sintesi il racconto di un appuntamento storico per la nostra Nazione. Senza dimenticare le perdite causate dal conflitto stimate in più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. Gli italiani che persero la vita furono ben oltre 1.240.000 di cui ben 651.000 tra i militari e be 589 tra le vittime civile. Ben il 3,48 per cento dell’intera popolazione italiana dell’epoca. Cifre che fanno della “Grande Guerra” uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.
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Un conflitto scatenato dall’assassinio a Sarajevo, per mano di un certo Gavrilo Princip nazionalista serbo, dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono austro-ungarico (28 giugno 1914). Una guerra da commemorare menzionare, citare, per non perdere mai di vista di un orribile momento che genera solo altre guerre, che in ogni caso fa male a tutti, a quelli che hanno tutto e a quelli che non hanno niente. Il continuo dialogo, la condivisione, l’ascolto può essere la strada giusta perché finalmente la guerra s’inchinerà al suono di un nobile pensiero. Questo giorno da ricordare è utile anche per pensare che forse c’è qualcosa di più terribile della guerra, quella di una pace comprata con la totale rinuncia alla vita e alla legge. Questa sarebbe una guerra ancora più pericolosa.