La storia della ferrovia del Pollino che doveva diventare il vero riscatto di un territorio
Sono ben 312 le pagine da leggere. Un testo fitto di riflessioni, considerazioni, seguiti da precisi dati allegate ai quali l’autore fa seguire un’accurata documentazione per raccontare le vicende legate alla realizzazione ed all’esercizio della ferrovia a scartamento ridotto Lagonegro – Castrovillari delle Calabro-Lucane. Il racconto del calabrese Antonio Iannicelli, unitamente ai due contributi di Francesco Piperata(appassionato studioso di storia ferroviaria), documenta in parole, immagini e profonde riflessioni le problematiche storico-politiche, oltre che antropologiche, tutto un mondo, oggi anacronistico se lo si rapporta alle moderne e superveloci Frecce Rosse, ma che però ha fornito per vari decenni del secolo scorso un servizio indispensabile ed impareggiabile.È un lungo viaggio, un libro di storia con il volto umano. O meglio un viaggio nella storia sulla tratta, Lagonegro – Castrovillari e delle gloriose Calabro- Lucane, negli anni che vanno dal 1919, anno di avvio, fino al 1980. Un lungo cammino per raccontare i movimenti delle popolazioni, comitati per l’istituzione della ferrovia, proteste, aspettative,speranze,progetti, passioni e continue battaglie politiche di un tratto di ferrovia che alla fine progressivamente venne abbandonato probabilmente per il trionfo nel tempo del trasporto di uomini e merci su gomma.
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Senza escludere la totale mancanza d’impegno intellettuale o morale della struttura burocratica e politica del tempo. È la storia chiara e netta della ferrovia del Pollino che nel tempo poteva e, forse, doveva diventare il vero riscatto di un territorio, meglio di una regione e di intere generazioni per avere accesso a fondamentali servizi. Ma c’è di più nel preciso racconto dell’autore: una matrice economica che cammina di pari passo con quella prevalente di tipo antropologica. I frequentatori di quella linea ferroviaria sono lavoratori dell’agricoltura, operai addetti alle operazioni di estrazione, assemblaggio e trasporto sulla linea, di grosse quantità di lignite dei boschi del Pollino, una piccola borghesia di commercianti che avrebbero ricevuto e dato un grande impulso all’economia del territorio. Una tratta ferroviaria che avrebbe ridotto l’isolamento di molti centri urbani del posto. Le preziose testimonianze completano l’opera raccontando uno spaccato umano di un’epoca che appare oggi così lontana,e le considerazioni sulle prospettive anche turistiche di un tracciato in fase di trasformazione in pista ciclo-pedonale.
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Stranamente, pero, sembra un libro diverso dal solito dove la lettura avviene svogliando le oltre 200 foto e più di stazioni, motrici ferme nelle stazioni di arrivo e partenze sostanziate dalla presenza di dirigenti, manutentori delle linee, semplice personale di gestione, personale di scorta sul treno pienamente soddisfatti dell’impegno profuso nella giornata lavorativa. Una foto che sorprende è quella a pagina 229 di Gaetanina Fittipaldi Guardia di Fermata della Calabro – Lucana. Le foto dei passaggi ferroviari con i borghi a farne da cornice. Lo scrittore Marcel Proust parlando del tempo disse: “il tempo presente si comprende solo andando alla ricerca del tempo perduto che è il tempo dimenticato”. Il lavoro dell’autore è stato proprio quello di recuperare la memoria che aiuta a capire il valore del trascorrere del tempo e del suo avvicendarsi. Un libro come vera testimonianza che però alla fine per molti può solleticare l’idea di un tempo perduto.