È stata una giornata campale quella di ieri per l’emergenza idrica che sta investendo il paese in seguito al crollo della condotta idrica principale. Una giornata che, se non è stata risolutiva, almeno ha portato elementi di chiarezza in una questione intricata e complessa, nella quale la sola a farne le spese è la popolazione senisese alle prese con una situazione che non si verificava da decenni.
La mattinata ha visto il battesimo pubblico del neonato comitato “emergenza idrica”, nato spontaneamente dalla volontà di alcuni cittadini di denunciare i disservizi e dialogare con le istituzioni. Un battesimo di fuoco, potremmo dire, per il tono concitato della discussione e per le richieste messe sul tavolo.
A seguire l’incontro tecnico tra gli amministratori di Acquedotto Lucano presenti al gran completo, con l’assessore Cosimo Latronico in rappresentanza del governo regionale.
In serata, poi, il consiglio comunale che, oltre ai temi all’odg, ha naturalmente affrontato anche quello della crisi idrica.
Su tutto l’inizio effettivo dei lavori per il ripristino della condotta nel fiume Sinni, dal momento che da dieci giorni sul posto si erano visti solo spostamenti di mezzi e accumulo di tubi.
Ma andiamo per ordine.
All’incontro mattutino, AL si è presentata con la presenza di tutto lo stato maggiore, a partire dall’amministratore unico Alfonso Andretta, al direttore dell’area tecnica Salvatore Gravino, a Vincenzo Papandrea, responsabile del centro operativo Pollino-Lagonegrese, sul campo fin dal primo giorno, e altri tecnici dell’azienda. Il sindaco Castronuovo aveva preparato una minuziosa ricostruzione dell’accaduto, quasi giorno per giorno, e un documento da mettere sul tavolo delle richieste agli enti preposti. L’assessore regionale all’ambiente Cosimo Latronico, presente pur non essendo suo il dipartimento responsabile degli interventi, se non per le varie autorizzazioni, è venuto a “metterci la faccia” e ad assumere impegni per conto della Regione, anche perché è ormai l’unico rappresentante nella giunta regionale dell’area sud della Basilicata. Momenti di tensione soprattutto durante l’intervento di Gravino al quale è stato chiesto come mai non è stato possibile l’installazione di una condotta provvisoria volante che attraversasse il Sinni per ridare l’acqua al paese in breve tempo. “Soluzione impossibile tecnicamente” ha risposto l’ingegnere di AL passando a parlare, tra pesanti contestazioni, dei lavori di interramento della nuova condotta che, ha spiegato, sarà una soluzione sicura e definitiva.
Il comitato, dal canto suo, ha messo sul tavolo richieste precise e perentorie. A cominciare dai ristori alle attività produttive e commerciali, che dalla crisi idrica ricevono danni economici, alla rateizzazione delle bollette di AL che stanno arrivando, belle pesanti, ai cittadini, alla fornitura a spese del pubblico di serbatoi domestici per alleviare i disagi della mancanza di acqua e tempi certi sui lavori della condotta principale. Tutte richieste che non hanno ottenuto dinieghi ma neanche impegni precisi. Apertura da parte della Regione ha espresso l’assessore Latronico pur ricordando che è sempre necessario muoversi nel contesto normativo vigente.
Dall’incontro tecnico “in camera caritatis” fra istituzioni e AL non è emerso nulla di importante, anche perché la mattinata è stata dominata dalla notizia dell’inizio dei lavori di interramento della condotta attraverso la tecnica di Trivellazione Orizzontale Controllata, essendo giunta finalmente la macchina tanto attesa per procedere all’operazione.
Nel consiglio comunale serale, invece, si è rilevato un segnale politico rilevante con l’opposizione che ha preso le distanze dal comitato giudicando strumentale la protesta e “sciacallaggio” il tentativo di cavalcarla. Il sindaco ha messo sul tavolo, invece, i punti da sottoporre agli organi competenti, Acquedotto Lucano, Egrib, Autorità di Bacino, Regione: completamento della rete idrica distributiva cittadina come da progetto di AL, progettazione e realizzazione immediata di una seconda condotta adduttrice, realizzazione di un serbatoio dedicato alle aree produttive indipendente da quello cittadino, ristoro ai cittadini privati e alle attività produttive, commerciali e di servizi presenti sul territorio per il grave disagio e per i danni subiti a causa dell’interruzione idrica, delocalizzazione del depuratore consortile nella zona già individuata da AL sulla sponda destra dell’invaso ad una distanza e a una quota che scongiuri qualunque problema e infine fare chiarezza sulle eventuali responsabilità delle cause che hanno determinato il crollo della condotta sul Sinni. Una serie di richieste quelle di Castronuovo che mirano a risanare una volta per tutte i problemi legati alla gestione idrica di un paese che non meriterebbe certo, per la sua storia e la sua posizione, di avere problemi di questo genere e men che meno di vedersi senz’acqua per un periodo così lungo.
Una giornata in chiaroscuro dunque, in cui le distanze fra amministrazione comunale e cittadini, anche quelli riuniti nel comitato, non sono poi così lontane. Di fronte a tutto questo, e con i cittadini ancora stremati dall’assenza di un bene di primissima necessità come l’acqua, tutto bisognerebbe fare fuorché parlare di sciacallaggio. Anche perché, persino i più agguerriti detrattori devono ammettere che l’iniziativa del comitato, per quanto abbia potuto registrare momenti di tensione, ha contribuito a dare la misura della gravità del problema finora, evidentemente, preso un po’ sottogamba.