Ci si poteva aspettare di tutto a Senise ma non certo una crisi idrica delle proporzioni di quella che sta affliggendo la comunità in questi giorni. Il comune che, con il suo invaso da 500 milioni di metri cubi di acqua disseta parte della Puglia e della Basilicata, sta subendo ormai da oltre 15 giorni la più grande crisi idrica della sua storia, in seguito al crollo della condotta, principale ma anche inspiegabilmente unica, che porta acqua all’intero abitato.
Eppure chi ruota intorno al comune in questa legislatura lo fa da almeno trent’anni, ma nessuno ha mai sollevato il problema della precarietà della rete idrica, della sua obsolescenza in molti tratti, e di una distribuzione frammentata e vetusta. Tutte le crepe del sistema vengono al pettine in questi giorni, partendo da quella più importante che nessuno pensava fosse così cruciale per l’approvvigionamento idrico del paese: l’unica condotta idrica che, peraltro, attraversa per qualche centinaio di metri il fiume Sinni.
E così tutti sottolineano il paradosso per cui il paese dell’acqua è rimasto senz’acqua. Ma da anni si parla di ristori e royalties sull’acqua dei quali Senise e il Senisese hanno visto solo sporadici passaggi e qualche fallimentare programma i cui benefici sono del tutto ignoti. Si pensi al Programma Speciale Senisese e al fallimento delle sue misure, di cui è esempio plastico ed emblematico il famoso macroattrattore dell’Arena Sinni.

Una misura stabile e duratura, invece, è quella che viene dalla legge regionale 10/2020, in pratica la legge di stabilità regionale della Regione Basilicata, che finalmente mette nero su bianco la previsione di un ristoro economico per gli ambiti territoriali che ospitano gli invasi che danno acqua alla Puglia e al resto della Basilicata. Nella fattispecie si tratta dei due invasi di Monte Cotugno e del Pertusillo, tra i cui ambiti territoriali vengono suddivise le quote di ristoro previste dalla legge di cui sopra nella misura del 64,3% all’area Monte Cotugno e del 35,7% a quello del Pertusillo. Ambiti e quote di riparto sono stabilite dalla delibera di giunta regionale 452 del 13/07/2020, che dà attuazione all’Accordo di Programma per la gestione condivisa delle risorse idriche sottoscritto dalla Regione Basilicata, dalla Regione Puglia e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2016, che stabilisce una quota per il riequilibrio territoriale, ricompresa nella componente ambientale della tariffa dell’acqua all’ingrosso.
In pratica a partire dal 1999, data della stesura del famoso primo Accordo di Programma per la gestione condivisa delle risorse idriche, sottoscritto da Regione Basilicata, la Regione Puglia ed il Ministero dei Lavori Pubblici, passando per l’altro Accordo di Programma del 2016, per la Legge Regionale 10/2022 e per la delibera attuativa della stessa, al territorio che ospita l’invaso di Monte Cotugno, cioè quello di Senise, spetterebbe una parte dei fondi che la Regione Basilicata riceve dalla Regione Puglia come tariffa all’ingrosso dell’acqua.
Che fine hanno fatto questi fondi?
L’articolo 7 della Legge Regionale 10/2022, che dà finalmente attuazione all’accordo di programma del 2016, è stato fortemente voluto dall’ex assessore regionale Francesco Cupparo, e impegnava la regione Basilicata a prevedere già dall’esercizio finanziario 2021 un apposito stanziamento nell’ambito della Missione 09 Programma 04 Titolo l, pari al 20% dell’importo corrisposto alla Regione per la cessione di acqua all’ingrosso, calcolato sulle somme effettivamente incassate nell’esercizio finanziario precedente.
Dov’è l’inghippo?
In conclusione possiamo affermate che Senise è un paese che vive il doppio paradosso di essere il paese dell’acqua rimasto senz’acqua, destinatario di una legge che gli assegna ristori ma senza ristori.