Il Tar Lazio con sentenza pubblicata il 25/01/2023, ha ribadito apertis verbis la legittimità di diritto e nel merito del decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Ministero delle Sviluppo Economico n. 9317 del 26 luglio 2017. Il decreto interministeriale impone a ragion veduta ai produttori di pasta l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano e il Paese di molitura, onde garantire ai consumatori un’informazione completa e trasparente, funzionale a consentire una scelta libera e consapevole nell’acquisto dei prodotti agro-alimentari, nonostante gruppi del settore agro-alimentare, industrie molitorie e di semola hanno proposto ricorso avverso il decreto inter-ministeriale sopra citato: considerando lo stesso gravemente lesivo e discriminatorio della loro attività in quanto privo di un atto di esecuzione della Commissione europea in grado di fornire una corretta e specifica “valutazione di impatto”.
I Ministeri invece costituendosi in giudizio hanno eccepito l’inammissibilità del ricorso in ragione del carattere generale ed astratto e quindi non immediatamente lesivo di interessi altrui.
Gli enti istituzionali sono stati adiuvati nel processo non solo dall’ Associazione di consumatori ADUSBEF ma anche dalla ditta Piergiorgio Quarto, in qualità di soggetti operanti nell’ambito della filiera di produzione di grano e pasta. Gli imprenditori citati ritengono giustamente al contrario dei ricorrenti che il decreto impugnato sia largamente positivo e favorevole per i consumatori. Da rilevare che, opportunamente, il legislatore ha già adottato un coevo decreto relativo alla indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, relativo alle informazioni ai consumatori senza che siano state sollevate contestazioni di carattere procedurale o di merito. Piergiorgio Quarto, consigliere di Fratelli d’Italia: “L’orientamento della Magistrature risulta serio e responsabile, ma soprattutto a difesa dei consumatori e dei loro legittimi diritti”.