Filosofia, bella parola. All’occorrenza può diventare un valido strumento per imparare a curarci della verità, saperla cercare con un lavoro del nostro pensiero che non è un’intuizione immediata, ma richiede passaggi su passaggi. La filosofia molte volte riesce a mettere in discussione, tramite il dubbio ciò che sembra giusto, assodato, certo, per averne conferma e costruire un minimo di certezza. Per molti pare essere una strada utile da percorrere per indagare il reale nella sua complessità, nella sua molteplicità di aspetti. Il professore lucano, natio di Senise, Filippo Gazzaneo, della filosofia ne ha fatto un mezzo di libertà dove attraverso la ragione e l’ispirazione ha generato la mobilità del pensiero dissolvendo tutte le ideologie. A testimonianza di tutto ciò il nuovo impegno letterario, “Padrigali”, edito da Robn edizioni srl, pillole di saggezza, meglio dire per alcune pagine, vere pillole fastidiose per il tempo attuale, scapigliato, ombroso, senza alcuna direzione di viaggio e conoscenza della destinazione. Nascita ominazione morte, tempo spazio religione, alterità come dualità. Elaborati dal 2019 al 2022, i testi sono dedicati ai morti della strage del 2 agosto 1980.
Fare cosa o fare che cosa? Tutto qui, nella sintesi più fluida possibile di un ragionamento che ci porta a riflettere su chi siamo o cosa siamo; dove la noia è un desiderio rovesciato che allo specchio si ritrae. Il fallimento non è un brutto attimo della vita, con Gazzaneo diventa opportunità di crescita, serve per migliorare la ricerca , affinare i risultati. Siamo incontro e scontro allo stesso tempo, siamo felici solo quando riusciamo a rendere banale il bene. Una umanità divisa tra bisogno e desiderio, di qualcosa che non si avrà del tutto. Interessante la dicotomia bellezza – morte: poesia, arte e amore in mezzo si stagna la morte.
Il passato è l’unico tempo che esiste arrovellato tra quello ideale, una caduta nel presente e una resurrezione nel futuro. C’è il reale e la realtà : il reale ciò che è e non pemane mentre la realtà è e che permane. Ci sono pensieri sul tempo, su quell’ora legale generatore del pensiero unico detestata perché come dice l’autore : “Pretesa dell’utile impossessarsi del tempo stesso”. In questo pensare al tempo Gazzaneo volge lo sguardo al nostro fiume Sinni che, come tutti i fiumi della Basilicata, dice: “Contiene il tempo che si allunga e si contrae fino ad annullarsi, o dilatarsi verso l’infinito”. Alla fine il pensiero più bello, vero, concreto, da applicare alle nostre povere vite sembra quello annotato a pagina 103: “Noi siamo i nostri gesti e i nostri atti quotidiani. Noi siamo quello che facciamo, dunque. Ma tra ciò che facciamo c’è anche ciò che non facciamo. Quindi noi siamo anche quello che non facciamo”. L’obiettivo del lucano Filippo Gazzaneo è dare risposte a domande che la gente non si pone come un saggio che dice tutto quello che pensa cercando di condure l’anima di ognuno sui migliori sentieri possibili.