“Mamma, voglio colorare la mia Madonnina!”. Mamma Sara stampa una sua foto dell’Addolorata e la porge a Ginevra, sua figlia. “No mamma, questa è tutta nera!”, riferendosi ai grigi del foglio. Tutto questo avveniva il 30 aprile 2020, in pieno lockdown, la Santa Pasqua era passata da pochi giorni; i tre giorni tanto attesi a Taranto erano stati vissuti solo attraverso immagini e video di repertorio e alcune dirette televisive svolte nelle chiese del Carmine e di San Domenico di Taranto. Il pamphlet “Riti a Colori” realizzato da due fotografe tarantine, Sara Bastianelli e Maria Gravina, a cui si aggiungerà in sede di composizione, Valeria De Palma, illustratrice tarantina che pubblica i suoi lavori su Instagram, possiede una macia in più. Uno scatto destinato a diventare un progetto rivolto alle nuove generazioni e non solo. Uno scatto e uno scritto. L’abilita di uno scatto armonioso, curato nei dettagli, con il piglio di chi sa ben cogliere momenti, attimi e profonde emozioni con gocce di inchiostro bene curate per raccontare il momento, l’attimo che vola via. Ben 25 foto dove il tempo della tradizione è ben delineato, dove i colori di una identitaria quanto storica tradizione fatta di grande spiritualità e profonda fede sono nitidi e ben curati. Una foto racconta molto più di un semplice scritto, sa dire cose che una goccia d’inchiostro alcune volte non riesce a decifrare. Sulla Settimana Santa a Taranto che comincia ufficialmente dalla domenica delle Palme e tocca il suo culmine durante due processioni, quella dell’Addolorata del giovedì e quella dei Misteri del venerdì, si sono consumate fiumi di inchiostro, raccontate pagine e pagine di pensieri parole conosciute senza esagerare , in tutto il mondo. Una storia conservata in libri di vario tipo donata ai lettori che da sempre arrivano con grande curiosità nella famosa citta dei due mari. Ritratti d’autore realizzati da queste due donne sembrano voler dire cose diverse dal solito perché non estemporanee ma pensate con lucidità e sana preparazione e soprattutto con un ingrediente importante: una religiosità pienamente manifesta con uno stato d’animo armonico che si concretizza quando l’occhio e una mano chiedono alla macchina fotografica di cogliere l’attimo. Foto e briciole di parole per raccontare “La domenica delle Palme”, “il giovedì santo la prima posta”, “il pellegrinaggio dei perdoni nella città nuova”, “l’adorazione dell’altare della Riposizione”, “il Troccolante (con il compito di chiudere i riti tarantini il sabato mattina. Giunto si dice “nazzicando” davanti alla Chiesa del Carmine, bussa tre volte con la punta del suo bastone, detto “bordone”, su una delle ante chiuse, in un’atmosfera di silenziosa e profonda commozione) della processione dell’Addolorata”, “la croce dei misteri”. Ma c’è una forte emozione che gli occhi del lettore raccolgono subito quando, tra pagina 33 e pagina 37, appaionotre foto ben fatte, quelle della Madonna (“A Madonn”) che trasudano una fede rigorosa, fatta di carità, gratitudine, che insegnala pazienza e illumina la mente non cercando di obbedire a Dio ma confidando in lui. Un vecchio adagio a proposito del viaggio disse: “Ogni viaggio lo vivi tre volte, quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi”. Il libro di queste brave fotografe tarantine probabilmente lascerà un ricordo vivo e continuo nel cuore di una città abituata da tempo alla sofferenza ma che si fa scudo attraverso una storia unica, quella della settima santa, composta da poste, coppie che rendono la capitale della Magna Grecia, posto unico e incantevole del nostro Sud. Scatti meravigliosi pieni di voce e sensazioni forti che riescono ad allineare la testa, l’occhio e finanche il cuore di chi vede e legge. Chi lo acquista ha saputo spendere bene i suoi denari.