Tutti ne parlano. Dicono che sia il comune che meglio abbia interpretare lo spirito di conservazione del territorio e della sua natura, rivolgendo sempre lo sguardo verso il futuro. Castelsaraceno, piccolo borgo lucano in provincia di Potenza con oltre mille abitanti è il comune che si trova descritto nelle maggiori illustrazioni turistiche nazionali, quello che all’alba della stagione turistica estiva trova maggiore spazio da parte di enti turistici nazionali ed internazionali. Quando si parla di Castelsaraceno, per un momento si guarda anche al luogo situato nelle immediate vicinanze Pietrapertosa, ma l’attenzione è rivolta al ponte tibetano: il ponte più lungo del mondo, 586 metri di lunghezza e 80 di altezza dal suolo utilizzando ben oltre 24 tonnellate di acciaio e oltre 1000 traversine calpestabili. Un ponte che in un istante unisce il Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Vall d’Agri Lagonegrese. Di questo incantevole borgo ne parlerà sul numero di aprile DOVE il settimanale del Corriere della Sera.
Grande soddisfazione da parte del Sindaco Rocco Rosano. Quanto influisce la presenza di questa grande opera di ingegneria come il ponte Tibetano?
La presenza di questo attrattore è stata determinante in questi quasi due anni di attività, inumeri li dimostrano: circa trentacinque mila ingressi, oltre centomila presenze turistiche stimate. L’avvio di venticinque nuove attività di imprese nel settore turistico, del commercio e dei vari sport connessi. Questo ha prodotto ben ventitre contratti di lavoro attivi: giovani del luogo che hanno trovato una concreta opportunità di lavoro in crescita nel proprio paese di origine. Per dire che si è creata una strada concreta per uno sviluppo importante: la costruzione di un ecosistema turistico partecipato per dare a questo piccolo comune una prospettiva seria di sviluppo e benessere.
Guardando dall’alto Castelsaraceno sembra fatto aforma di cuore. Cosa c’è che batte forte in questo piccolo borgo potentino. Cosa ci dobbiamo ancora aspettare nel prossimo futuro?
Non è un caso che la forma del borgo di Castelsaraceno sia quello di un cuore. Proprio il cuore di questa gente ha animato l’azione amministrativa di questi anni. Convinti come siamo che nei piccoli comuni ci sia un’energia inesplorata, una possibilità dicostruire processi e meccanismi virtuosi di sviluppo locale. Nei piccoli borghi vivono valori umani che sono inevitabilmente da riscoprire e da mettere a sistema. Per questo questo sogno e questa ambizione vogliamo che diventi modello di riscatto delle aree interne.
La rivista del Corriere della Sera, DOVE, dedica al comune un importante attenzione, cosa si sente di aggiungere in più a quello già scritto. Cosa vuole dire in più ai turisti che vogliono venire che ancora non è stato meglio detto?
La ulteriore attenzione, nel caso di specie rivoltaci dal settimanale di viaggi del Corriere della Sera, DOVE, conferma la reputazione che siamo riusciti a costruire sul nostro progetto in tutti questi anni. Se devo aggiungere un elemento che non traspare da tutta questa narrazione: vale la pena di vivere in prima persona il valore umano. Ossia la capacità della nostra comunità di far sentire l’ospite protagonista facendolo accomodare, come dire, a “casa sua”. Il successo è quello di mettere al centro la persona elemento imprescindibile del nostro progetto.
Quando si arriva a Castelsaraceno si apre una porta attraverso la quale si esce dalla realtà per entrare in una inesplorata che sembra un sogno.