Non bisogna mai perdere il vizio di ricordare.È il 1962 quando una polmonite virale la paralizza, provocando una grave insufficienza respiratoria. Rosanna ha tredici anni. Poco dopo entra nel polmone d’acciaio per non uscirne più, se non in qualche rara occasione per partecipare a manifestazioni pubbliche. Bellissima la lettera di Papa Roncalli, Giovanni XXIII, cinque gior¬ni prima di morire, per “ringraziarla per la sua voglia di vivere”. Mori a Genova il 4 febbraio 1991. Giornalista e scrittrice italiana, Rosanna Benzi è nota per avere vissuto per 29 anni in un polmone d’acciaio e per le sue numerose battaglie in favore dei diritti delle persone diversamente abili. Nel suo pamphlet, appena cento pagine, pubblicato per la prima volta nel 1987, con varie ristampe,“il vizio di vivere – vent’anni nel polmone d’acciaio”c’è un breve racconto da far tremare polsi e cuore. “Avevo una sete terribile, ma il mio braccio non si alzava abbastanza da raggiungerlo. La mano lo sfiorava, cercava inutilmente di afferrarlo e poi ricadeva lungo la sponda del letto. Io non potevo fare altro che ritentare, perché avevo sete, una sete secca e spietata. Solo una vecchina attirava un po’ la mia attenzione. Una vecchina bellissima che ogni tanto mi dava un’occhiata obliqua, per non fare notare che mi guardava, mentre provavo e riprovavo con l’acqua e il bicchiere. Quando si avvicino lo fece senza far rumore. “Hai sete, vero che hai sete?”. Mi versò da bere sorridendo”. In questo racconto c’è tutto, un collegamento tra terra e cielo, c’è uno sguardo di gratitudine di Rosanna Benzi nei confronti di questa anziana che osserva e si predispone a donare la sua mano e il cuore per soddisfare il bisogno di acqua. C’è il sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio ricevuto e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo. Sono racconti brevi per dissuadere i tristi, i malinconici, disperdere i poco coraggiosi, convertendoli in persone dal grande credo quelli che non vanno dietro a una falsa idea, molli, poco essenziali; legati alla vita della resa che in ogni caso risulta essere la via breve verso la morte. Rosanna Benzi in un brutale destino ha cercato di opporsi, con coraggio, fino all’ultimo istante ai tentacoli delle tenebre, scegliendo la vita per sempre. Un vizio forte e coraggioso, quello che nelle pagine racconta, dimostrando che la vita o il vizio di vivere, come ella stessa lo definisce, tempo per ascoltare, vedere e osservare, non deve essere un sopravvivere scommettitorio, ma un atto stoico e teatralmente eroico. Una vita audace tutta rivolta agli altri, agli ultimi che per tante ragioni i “tanti” non vogliono intendere. Poche settimane prima di morire rilasciò una intervista alla Rai: Spero di lasciare di me l’immagine di una donna con pregi e difetti. Un po’ matta, un po’ ironica. Spero di non aver fatto brutte figure. Va ricordata così, ma va ricordata lasciando spazio alla originalità di ogni persona umana ed al valore d’ogni vita. Al valore della vita che è un dono prezioso e che i nostri giovani non vogliono capire, forse non sanno intendere.
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