A molti operatori del diritto, avvocati, professori universitari, finanche Giudici, è da tempo sorta una domanda spontanea: la riforma del Ministro della Giustizia, nel Governo Draghi, Marta Cartabia, era proprio necessaria?. Di questo se ne discusso nella biblioteca “Isidoro Chirulli” di Martina Franca alla presenza del vice presidente dell’Ordine degli Avvocati di Taranto, avvocato Francesco D’Errico, Alessandra Di Biase, giudice di Pace di Martina Franca, dell’avvocato Mirella Casiello, presidente della scuola forense di Taranto, avvocato Angelo Fanelli, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Taranto, dell’avvocato Doranna Rinaldi e dell’Onorevole Gianfranco Chiarelli. La riforma (Decreto legislativo numero 149 del2022) in vigore, per la parte più rilevante da febbraio scorso, ha l’obiettivo primario di velocizzare i tempi del processo civile, intervenendo sia su alcuni aspetti dell’iter processuale, sia prevedendo un progressivo aumento della digitalizzazione dei processi. Nell’ambito penale la riforma Cartabiaprevede una estensione dei reati procedibili a querela. Assume rilievo la condotta della persona offesa successiva al reato ed in particolare in tema di presenza in aula durante il processo. Nei giudizi in Cassazione vengono ridotti i motivi di impugnazione in caso di conferma della decisione di primo grado da parte della Corte d’Appello. Molte le novità nei procedimenti civili pendenti davanti ai Giudici di Pace, alTribunale, alla Corte d’Appello. Nel procedimento di cognizione sono state modificate le disposizioni in tema di atto di citazione edi comparsa di risposta dovendosi definire la materia del contendere alla prima udienza. La parte rilevante è quella del Giudice di Pace dove il giudizio non viene introdotto più con un atto di citazione ma con il ricorso dove l’udienza viene indicata dal giudicante competente. Poi ci sono i termini a fare la parte del leone, non da ultimo le spese da sostenere che vanno a gravare notevolmente sull’attore del giudizio. Una riforma che per gli avvocati del territorio jonico ha molte criticità, non perfetta ma perfettibile.
E’ proprio il vice presidente dell’Ordine degli avvocati di Taranto, l’avvocato Francesco D’errico ha dare voce alle perplessità di una riforma che ha difficoltà a decollare:
Una riforma che non è partita come doveva. Questo perché fatta da chi non è stato mai avvocato. Nel sistema la figura del Giudice di Pace funzionava, con la riforma Cartabia tutto è stato sconvolto. Fanno da padrona i costi, termini e una procedura molto complessa.
Di altro tono l’intervento del parlamentare martinese, avvocato Gianfranco Chiarelli che si è soffermato oltre sull’aspetto giuridico, su quello che appare più rilevante, quello sociale:
La riforma va sicuramente rivista, ma in alcuni casi e su alcuni istituti, da una mano all’aspetto sociale aspetto non trascurabile in questo momento particolare dei nostri tempi. Su questo l’Ordine degli avvocati non può non tenerne conto.
La sintesi del convegno pomeridiano è stato quella di evidenziare come la riforma Cartabia abbia compresso il diritto di difesa, imponendo limiti, tempi e obiettivi, utilizzando, fin troppo lo strumento certamente poco incline alla concertazione della decretazione d’urgenza che di fatto ha ridimensionato, o peggio contratto, sia la discussione sia una serena valutazione delle conseguenze e dei rischi a cui è stata esposta la Giustizia nel suo insieme.