A Matera tantissimi i visitatori che in questi giorni stanno facendo tappa alla Fabbrica del Carro, in via Marconi, per ammirare il nuovo manufatto in cartapesta che il 2 luglio, per la Festa della Madonna della Bruna, permetterà alla protettrice di Matera di sfilare lungo le vie cittadine, fino al solenne “strazzo”: distruzione annuale del carro trionfale la sera del 2 luglio, che implica la necessità della sua ricostruzione per l’edizione successiva della festa, atto considerato sacro dai materani, poiché è la messa in scena simbolica dell’esistenza che si rinnova costantemente nutrendosi dell’energia nascosta in ciò che viene distrutto. Nello smembramento del carro trionfale si rievocano riti davvero remotissimi che avevano al centro la consumazione di pasti sacri con pezzi dell’animale-simbolo del dio che si dona sotto forma di cibo, per consentire all’anima di nutrirsi del soprannaturale. Ad ogni pezzo del carro “conquistato” infatti, non è attribuito tanto il valore del ricordo di un’edizione della festa, quanto il significato ottimistico che rappresenta: in ogni pezzo conservato, di rigenerazione dell’esistenza, che per il materano equivale a certezza della rinascita.
Il primo carro della Bruna risale al 1690, costruito dal falegname Leonardo Traietto e decorato dal sacerdote don Leonardo Angelino: di fattura molto semplice, esso fu utilizzato anche negli anni seguenti, fino al 1696. Il secondo carro fu realizzato, infatti, nell’anno seguente, 1697, grazie all’impegno di spesa deciso dai canonici della cattedrale su sollecito del Procuratore maggiore della Bruna, concordando che occorreva preparare “detta festa meglio dell’anno passato” ed è questa espressione pare sia stata quella che ha dato vita al detto augurale pronunciato dai materani a fine festa: “A mogghj a mogghj aquonn c vahn!” (“Di meglio in meglio l’anno prossimo”). Quell’anno, in effetti, fu creato da Giovan Donato Bonfiglioun carro più ricco del precedente, rivestito con tele dipinte, appositamente tessute per quello scopo.
Il carro trionfale 2023 è stato realizzato per la prima volta da 4 artigiane: Elena Mirimao, Annalisa Di Gioia, Luigina Bonamassa e Laura D’Ercole, rispettando il tema scelto dalla diocesi di Matera-Irsina: “Donna, ecco tuo figlio (Gv, 19, 26), Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv, 2, 5) – Dal mistero dell’Eucaristia ai ministeri della Chiesa”.
La Fabbrica del Carro resterà aperta gratuitamente al pubblico fino a sabato 1° luglio, vigilia della Festa della Madonna della Bruna, dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 17,30 alle 22.
Di seguito qualche scatto del manufatto e la relazione sul carro presentata dalle artiste che hanno realizzato il Carro trionfale di Maria Santissima della Bruna – edizione 2023.
Il si di Maria sotto la croce la fa diventare madre di tutti i viventi; Ella accoglie Giovanni e accoglie tutta la chiesa universale diventandone la Madre.
È in quest’ottica che il carro prende le sembianze della nostra chiesa locale, infatti, la facciata anteriore (tavola 1) e i laterali del carro rappresentano la nostra Cattedrale arricchiti da bifore, rosone e elementi architettonici e decorativi che la caratterizzano.
Sopra la seduta dell’auriga si sporge in avanti il rostro che è rivestito del sudario di Gesù Cristo, color bianco e oro, colori che esprimono purezza e candore, preannuncia la Resurrezione ed è sormontato da angeli seduti, che teneramente si abbracciano. Dal rosone si sprigiona un movimento di puttini e nuvole mossi dall’azione dello Spirito Santo; alle spalle della seduta dell’auriga un dipinto, che riprende l’interno della Basilica Cattedrale, ci invita ad entrare nel Mistero Eucaristico.
Si eleva dalla torre anteriore e occupa lo spazio della cupola il Campanile circondato da colombi.
Un filo conduttore ci conduce nella torre posteriore dove la porta della Madonna (tavola 2) prende le sembianze della porta del Santo Sepolcro di Gerusalemme, luogo che ha visto trasformare la morte in vita.
Il trono della Madonna è abbellito da girasoli, questa pianta infatti tende a girare sempre il bocciolo verso il sole e il fiore maturo verso est: il nostro punto cardinale è Gesù portato in braccio dalla sua dolce Mamma Celeste.
La spalliera, nella parte rivolta verso il centro del carro (tavola 3) è decorata con un arabesco floreale dorato ed è sormontato in cima da due angioletti che stringono tra le mani una coroncina del Santo Rosario. Nella parte posteriore (tavola 4) invece è dipinta la SS. Trinità che incorona la statua della Vergine Odigitria che tiene in braccio Gesù (questo è l’omaggio e il ricordo per i 180 anni dell’incoronazione della nostra Madonna della Bruna e del Bambino che il 2 luglio 1843 furono cinti di corone d’oro concesse dal Vaticano).
Nella parte centrale del carro prende forma plastica la scena tratta dal vangelo dell’evangelista Giovanni (GV 19,25-27):” Donna, ecco tuo figlio” (tavola 5). Gesù vivo e già nelle sembianze della Resurrezione è inchiodato con i piedi ad un albero a forma di croce (tavola 6) formato da tre tipi di alberi differenti: ulivo, simbolo di pace; vite, perché Gesù è linfa vitale per le nostre vite; alloro, simbolo di potenza, vittoria e immortalità. Gesù con le mani si protende verso la madre li presente e le affida il discepolo da lui amato che rappresenta l’umanità intera. Prendono parte a questa scena ricca di amore e carica di speranza altre due donne: Maria di Clèopa e un’altra che l’evangelista nomina come ‘la sorella di sua madre” e cioè “ciascuno di noi”, poiché sappiamo bene che Maria era l’unica figlia di Gioacchino ed Anna. Quest’ultima si presenta in ginocchio e con le mani unite in segno di richiesta verso Gesù e ci ricorda la citazione, sempre dell’evangelista Giovanni (GV 6,30-35) “Signore dacci sempre questo pane”. Tutto è incorniciato da uno sfondo di Gerusalemme (tavola 7).
Sui fianchi del carro sono poste sei anfore (tre per lato), che rappresentano i giorni della creazione e che contengono il vino nuovo, il vino che dà gioia, il vino trasformato da Gesù alle nozze di Cana.
Con questo miracolo Gesù annuncia quella che sarà la sua morte che, dopo tre giorni, si trasformerà in vita nuova.
I quadri presenti nella parte del prospetto principale del carro rappresentano: nella torre anteriore un’immagine di Maria Nuova Eva (tavola 8) e quindi Maria nella sua necessaria partecipazione alla redenzione dell’umanità intera e al di sotto lo stemma arcivescovile di Mons. Caiazzo; nella torre posteriore due immagini delle nozze di Cana: nel primo (tavola 9), posto nella parte superiore della torre, Maria intercede presso il Figlio chiedendogli di intervenire affinché non venga a mancare la gioia durante il matrimonio, nel secondo (tavola 10) posto nella parte più in basso, Gesù esaudisce la richiesta della madre e così da inizio ai suoi miracoli.
Sono intervallati, tra le bifore e le anfore sopra citate, altri quattro dipinti più attuali che ci ricordano quanto, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, anche per noi è venuta meno la gioia del “Pane e del Vino” e dunque il comunicarci alla Mensa Eucaristica. Il primo dipinto rappresenta Papa Francesco che attraversa la piazza vuota di San Pietro in Roma (tavola 11) e sottolinea lo smarrimento che abbiamo vissuto in quel periodo, ma allo stesso tempo esprime la speranza di avere un punto fermo: la fede, ricordandoci che Gesù è sempre con noi, a capo della barca in cui ci siamo tutti.
Dice Papa Francesco, dalla cappella di Casa Santa Marta, che una preghiera che si eleva dalle nostre case può diventare respiro del mondo, un’unica voce che unisce e fortifica la comunità; tutto questo è pienamente espresso nel secondo dipinto (tavola 12) dov’è raffigurata una famiglia che partecipa alla Celebrazione Eucaristica trasmessa in televisione, un periodo storico che ci ha visto prendere parte a momenti di intensa preghiera vissuti tra le mura domestiche.
In tempo di covid ci è venuta a mancare anche la gioia di celebrare i sacramenti, tra questi il matrimonio. La condivisione, la festa, il vino d’amore tra lo sposo e la sposa, tra Gesù e la chiesa; per fare memoria di quanto questo sia importante nelle nostre vite si è pensato di esprimere graficamente nel terzo dipinto la scena di un matrimonio, ma non un matrimonio qualunque bensì quello della serva di Dio Chiara Corbella Petrillo (tavola 13) che ha testimoniato con la sua vita il servizio a Dio e alla famiglia. Questo amore è poeticamente raffigurato anche nel quarto dipinto con il Cantico dei Cantici (tavola 14).
Speculare, nel lato opposto del carro sono rappresentati: nella parte alta della torre posteriore Gesù risorto circondato da rami di ulivo e frutti di melograno che rappresentano l’abbondanza della
nuova chiesa nascente (tavola 15) e nella parte inferiore la Pentecoste (tavola 16).
Nella torre anteriore è raffigurata una scena dell’Assunzione di Maria al cielo (tavola 17) e nella parte sottostante lo stemma della città di Matera.
Le stesse anfore, cornici e bifore presenti nel prospetto principale le ritroviamo in quest’altro prospetto e racchiudono altrettanti quadri dove sono rappresentati i due ministeri della chiesa: il ministero ordinato dell’episcopato e il ministero istituito del catechista.
La prima immagine raffigura un incontro di catechismo (tavola 18). La dimensione vocazionale del servizio alla chiesa è sia per i consacrati che per i laici, chiamati a mantenere le comunità radicate nella fede insegnando, confortando e aiutando il prossimo.
Nel secondo dipinto (tavola 19) ritroviamo i segni tangibili dei doni di Dio, i Sacramenti, che diventano nutrimento per il corpo e per l’anima, alimentano la Fede e contribuiscono alla nostra santificazione.
Il beato Carlo Acutis, con la sua devozione a Gesù, all’Eucaristia e alla Vergine, è stato esempio di pura Fede per tanti giovani. Lui diceva: “una vita è veramente bella solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa, il prossimo come noi stessi”. Tutto ciò è sintetizzato attraverso il terzo dipinto che raffigura il giovane Acutis in cammino verso la Santità (tavola 20).
Infine, il ministero dell’episcopato è rappresentato con un’immagine del recente Congresso Eucaristico svoltosi nella nostra città dal titolo “Torniamo al gusto del Pane”; un momento solenne che ha radunato componenti laici ed ecclesiastici, provenienti da tutta Italia, con lo scopo di approfondire la devozione, il culto e la conoscenza dell’Eucaristia. In quest’ultimo quadro è riconoscibile il pastore della nostra diocesi che stringe tra le mani il Santissimo Sacramento e porta al seguito il popolo di Dio in cammino (tavola 21).
1 commenti
Non metto in dubbio il tocco e il gusto femminile che in questo carro si manifesta in tutto il suo splendore.Ma se posso fare un pò di critica costruttiva per un prossimo carro fatto da donne di non togliere gli angeli grandi che affiancano il corno del carro,la punta del corno va arrotontata e sopratutto il Cristo non è risorto sulla croce “come diciamo nel credo”ma anche quando è apparso risorto aveva tutti i segni della crocifizione vedi San Tommaso che mise le dita nelle ferite del nostro signore Gesù.Chiedo umilmente scusa se queste mie critiche possano offendere qualcuno ma da battezato faccio parte della chiesa cattolica ed è mio dovere fare attenzione!