“Non chiamarmi diverso, perché sono me stesso. Non sono un difetto, nessun è perfetto”. Il pensiero è di Manuel protagonista del nuovo racconto del lucano, natio di Lauria, Piero Cresci, “Voglio Abbracciare il vento” edizione Viola. Ci sono le parole del dottore Davide D’Elia, analista del comportamento, che non perde tempo nel dichiarare nella prefazione: “L’autismo è una condizione del neurosviluppo unica, speciale che conferisce a queste persone una prospettiva singolare e una visione particolare del mondo.”
E ancora c’è il pensiero del papà di Manuel: “Pensate al vento che non ha più la possibilità di soffiare e far muovere le nuvole o gli alberi; pensate alla pioggia che cade e al contatto con la terra si asciuga senza bagnarla”. Parlare di autismo non è sempre facile, tante volte è necessario usare parole appropriate, termini semplici abbinati a pensieri utili per entrare nel cuore di tutti facendo breccia nell’animo di ogni singola persona per determinarne la giusta e dovuta consapevolezza e per condividerne appieno la buona differenza evitando di creare qualche ingiusto pregiudizio. Quelle di Piero Cresci sono pagine di grande respiro e sensibilità che riescono a far entrare il lettore nel più intimo di un cuore di un padre che ha ascoltato la voce non vocale del proprio figlio autistico. Un saggio diverso dal solito dove a raccontare e rivelare del proprio disturbo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti, stereotipati e comportamenti ripetitivi è proprio Manuel protagonista unico del racconto. È lui a fare la storia di sé stesso, la sua infanzia, delle sue difficoltà ma anche le gioie ricevute e donate e di un futuro chiuso nel suo mondo.
Le prime sensazioni dei genitori che con il tempo si fanno convinzioni, i tanti viaggi per incontrare medici e specialisti fino a quando in casa entra la parola “Autismo”. Le prime confusioni dei genitori, il pianto del papà. Dice Manuel: “Discutevano in vari modi, a volte alzava la voce papà, altre volte lo faceva mamma, ma si davano anche speranza”. Continua Manuel: “Il mio autismo arrivò come un meteorite, rompendo la famiglia, abbattendo la gioia di vivere e ridere, creando crepe nella casa, eppure la forza dell’amore ci aiuto a scrollarci di dosso le macerie e il dolore per ricominciare a vivere”. L’amore che permette di vivere, tante volte di ricominciare a vivere anche se in forme diverse. Un racconto di una “cosa” che resta misteriosa e ancora non perfettamente conosciuta e che si presenta in diverse forme. Fatti veri che vogliono guidare il lettore sul sentiero di una giusta realtà. Soldi spesi bene perché l’inchiostro di Piero Cresci ha un obiettivo importante: insegnare a noi tutti a conoscere il senso vero dell’umanità e della vita. La scuola dovrebbe avere anche questo compito ma l’attualità la limita al solo leggere e poco imparare. Alla fine Piero Cresci “fuori microfono” sottolinea come l’amore di tutti intorno a queste persone di grande sensibilità, pur se non hanno la possibilità di abbracciare il vento, li rende capaci di dare al paesaggio uno spettacolo bellissimo e di far muovere le foglie con un semplice soffio.