Storia fatta di tradizione che si esprime sin dal 1500 nel piccolo centro della valle del Sinni
Un paese in festa; il cuore aperto alla devozione della propria Madonna del Piano. A Episcopia il 5 agosto è una data che gli episcopioti portano impressa nella loro testa, soprattutto, nel profondo del cuore. È la data del ritorno a casa per vegliare, accompagnare, cantare, pregare appassionatamente tutti insieme la Madonna del Piano o meglio Santa Maria del Piano, un tempo Madonna della Neve. Storia fatta di tradizione che si esprime sin dal 1500; un culto antico con una forte devozione. Madonna, come raccontano le pagine di storia di questo luogo, che fu ritrovata in un grosso incavo di una quercia secolare da tre mietitori nascosta, con ogni probabilità durante il periodo iconoclasta (movimento, nato durante il periodo bizantino, che sosteneva come la venerazione delle icone spesso sfociasse in una forma di idolatria, e quindi tutte le statue andassero distrutte) presumibilmente da monaci greci oppure dai Cistercensi o Agostiniani. {module bannerInArticleGoogle} Circostanze delineate dalla professoressa Elisa Conte Colangelo nel suo libro, Episcopia, cultura, arte e natura lungo il corso del fiume Sinni. Un ricordare imbevuto, come un inno, al seguito della statua, per le strade aperte, quelle più strette, i vicoli semideserti, con un canto profondo e un ritornello “per mare e per terra sei nominata tu Madonna di lu’ chiena sei piena di virtù” (il testo intero si trova a pagina 269 del libro di Alberto Maria Viceconte – Episcopia, storia e storie-luglio2019). Storia e devozione fortissima in un legame stretto che ha accompagnato, tutt’ora ancora è cosi tra le giovani generazioni, le genti di questo piccolo e bellissimo borgo posto sul corso del fiume Sinni. Una religiosità mai intaccata dallo scorrere del tempo perché legate a tradizioni e valori su cui da sempre il silenzio della fatica di ognuno di questi semplici abitanti si è legato per costruire un senso di dignità vera e di sana convivenza civile. Una forte religiosità che si percepisce negli occhi di tutti, dall’uscita della statua dal monastero fino alla chiesa di San Nicola, al centro del paese, accompagnata dai “scigli”. Una fede forte, composta di orgoglio, emozione e passione; un uragano buono riesce a riunire le famiglie, amici lontani, le gioie dei ricordi di un tempo passato che, anche se per pochi giorni, ritorna ad essere un felice presente. Poi con l’ultimo colpo del fuoco di mezzanotte tutti tornano a casa con la speranza che la propria madonna abbia ascoltato le singole richieste di grazia e che la santa protettrice possa aiutare ogni singolo di questa comunità a crescere nel bene senza alcun spiraglio di invidia, gelosia e campanilismo banale.