Il sindacalista lucano fu stroncato da un infarto. Uno degli artefici della “Vertenza dopodiga” del senisese
Due anni fa ci lasciava Raffaele Soave. Un infarto, un maledetto infarto, privava la valle del Sinni di uno dei suoi uomini migliori. Un protagonista, per molti, tanti, della storia del senisese. Da Torino, dove in tenera età, si trasferì per lavorare presso gli stabilimenti della Fiat, a Senise come sindacalista, per stare in prima fila, in particolare, nella lotta per la costruzione e gestione della famosa diga di Senise o di Monte Cotugno, la più grande opera in terra battuta in Europa. La requisizione del tappo e le vicende che seguirono prima e dopo lo fecero diventare un punto di riferimento per le comunità della valle del Sinni, in particolare per Senise. Per non dimenticare le grandi questioni sull’occupazione nell’area sud della regione. Qualcuno lo definì un “vulcano ardente” per come manifestava il suo impegno civile sociale per la gente di questi territori.{module bannerInArticleGoogle}
Indomito nella lotta. Tra riunioni, convegni e incarichi istituzionali non aveva che una sola parola che esprimeva con orgoglio: lavoro per i giovani lucani. Gli incontri con gli artigiani di Treviso per trasferire le loro attività nel territorio del senisese. Come amministratore provinciale si deve annotare la battaglia vinta per la messa in sicurezza del tronco di strada che collega la sinnica al fondovalle dell’Agri. Ci sono pagine che raccontano dell’impegno instancabile per l’irrigazione, la ricostruzione post sisma. Nei suoi ambienti sindacali era definito: “un uomo prima che un sindacalista, un visionario prima che un lavoratore”. Quel suo libro, ormai diventato il vero testimone della sua vita, “La diga di Senise, lotte, conquiste, inadempienze”, probabilmente colma quella lacuna rappresentata dalla mancanza di una testimonianza completa e documentata delle vicende delle lotte popolari di Senise e del Senisese sviluppatesi intorno alla diga.
Ma nell’attualità, quelle pagine, potrebbero essere un nuovo stimolo a riattualizzare la “questione Senise”, territorio che da anni vive nuovamente un momento di depressione economica, civile e sociale. Un libro scritto da un protagonista, con linguaggio semplice e diretto, che ha vissuto tutte le fasi di quella pagina storica per il popolo senisese e organizzato il movimento di lotta. L’anno dell’assemblea annuale dell’Assostampa di Basilicata tenutasi a San Costantino Albanese insieme con la testata giornalista del Lorico e il suo periodico, altra circostanza da non dimenticare. Un uomo contemporaneo sempre pronto a sperimentare nuovi modelli in grado di alimentare lo sviluppo e il progresso per le comunità più arretrate. Un esempio di questo tipo non ha colore politico. Sono uomini che meritano ricordo e rispetto perché nella vita hanno saputo vestire gli abiti delle idee e con coraggio si sono battuti ma solo per lasciare una speranza di una vita migliore. Stasera nella sua Roccanova una messa in suffragio riaccenderà per un attimo le luci su questo uomo lucano.