A volte però accade: è Natale anche per noi e il nostro angelo non sta nel presepe
Arriva il Natale, e col Natale arriva anche uno dei momenti più attesi da genitori e nonni dei bambini delle scuole, che non vedono l’ora di assistere alle performance dei piccoli gioielli impegnati in recitine e canti che accendono l’atmosfera natalizia e riscaldano il cuore dei più grandi. Una ritualità sacrosanta che conserva tradizioni e costumi che si tramandano attraverso le generazioni.
Non per tutti è così però. La bella tradizione dei canti natalizi spesso è interdetta a bambini che a cantare e recitare hanno difficoltà e che, quindi, vengono sistematicamente esclusi o, nei casi di maggiore pudore, nascosti tra i compagni a far finta di cantare come gli altri. Nella platea i genitori vivono i momenti più drammatici dell’anno scolastico, i momenti in cui la diversità dei loro bambini si manifesta nella maniera più spietata perché è direttamente messa a confronto con la “normalità” di tutti gli altri che eseguono ordinatamente le direttive impartite dalle maestre per la buona riuscita dello spettacolo. Spesso però accade che la cosiddetta buona riuscita è talmente importante per le maestre che la presenza di un bambino autistico può metterne a rischio il successo. E allora risulta più conveniente lasciare a casa il bambino problematico e portare avanti lo spettacolo con tutti gli altri.{module bannerInArticleGoogle} Magari adducendo motivazioni spacciate per opportune e didattiche, come il fatto che il bambino non riuscirebbe a sostenere lo stress delle luci o delle musiche troppo alte, perché si sa che i bambini autistici spesso soffrono la sovrastimolazione sensoriale. Che sensibilità, verrebbe da dire! Che attenzione alle esigenze del bimbo speciale! E invece per me questo comportamento è solo ipocrisia perché equivale a pensare che, sapendo che una persona è allergica all’uovo e avendo preparato per gli ospiti una bella tagliatella con ragù alla bolognese, si preferisce invitare il resto della sua famiglia e lasciare il povero sfortunato a casa. Magari per non dargli il dispiacere di guardare gli altri mangiare mentre lui è costretto al digiuno.
L’esclusione di bambini autistici dalle recite natalizie è purtroppo una insana abitudine con la quale le famiglie si trovano a fare i conti ogni anno e la cosa più tragica è che questa esclusione natalizia è solo la punta dell’iceberg di una emarginazione quotidiana del bambino. Se si lavora bene all’inclusione durante l’anno, l’inserimento del bambino nel gruppo della recitina è pressoché naturale, al contrario l’esclusione testimonia il fallimento del lavoro di tutto l’anno. Ci sono tantissimi modi per coinvolgere attivamente i bambini autistici nei lavori canori o teatrali, almeno tanti quante sono le loro abilità e i loro talenti. Il problema è che le loro insegnanti, anche quelle di sostegno, non conoscono né le une né gli altri, e li mortificano con l’esclusione o con la relegazione nell’angolino anonimo.
Il periodo natalizio non va meglio per i più grandi. Luoghi affollati, luci a cascata e confusione non sono l’ambiente preferito dei ragazzi autistici. Eppure questo fastidio è spesso confuso con la volontà di rimanere a casa, lontani dalle fonti caotiche che procurano loro stress. Ma non è così, il loro desiderio è quello di partecipare alla festa come tutti. A farsene carico, come sempre, sono i genitori che nonostante i rischi di insorgenza di comportamenti problematici non rinunciano a far vivere ai propri figli l’atmosfera del Natale.
È chiaro come la stella cometa il fatto che se una cosa procura fastidio non significa che tu non desideri farla! E questo accade alle persone con autismo che desiderano immergersi nella festa ma spesso ne soffrono gli eccessi. Allora capita di entrare nel negozio preferito dove l’esuberanza e lo stimolo salgono alle stelle, e sentire quindi l’urlo di gioia del ragazzo autistico e il suo comportamento scomposto, dato dalla sovraeccitazione emotiva e dalla sua difficoltà a controllarla.
C’è chi se ne risente, e guarda infastidito! Poi c’è la commessa gentile alla quale tuo figlio si avvicina e l’abbraccia, semplicemente perché è contento e vuole condividere con qualcuno che non sia tu la sua gioia. Ti avvicini e ti scusi, ma lei sorride, lo abbraccia e ti dice con dolcezza: “non si preoccupi, lo lasci fare, non dà alcun fastidio”! Ecco, è Natale veramente, e l’angelo che abbiamo incontrato noi non sta nel presepe ma in un negozio, e accoglie l’autismo di tuo figlio come si accoglie Gesù che nasce.
Magari fosse così in tutte le scuole! Magari fosse accolta la diversità del bambino autistico con la stessa gioia con cui si accoglie Gesù a Betlemme! Non avremmo più bambini esclusi alle recite di Natale, e i nostri figli potrebbero godere come tutti delle luci e dei suoni della festa.
Ma non sempre è così, non sempre e non dappertutto è Natale anche a Natale. E non per tutti a Natale nasce davvero Gesù, e forse è per questo che non si accoglie con gioia la diversità di una persona autistica.
(Nella foto il Natale di Matthew, bimbo cieco e autistico. Babbo Natale gioca con lui)