La tendenza 2020: il 25 per cento in meno di spreco nelle case degli italiani
Qualche giorno fa è stata la giornata nazionale contro lo spreco. Un pensiero per ricordare, responsabilizzare e sensibilizzare le persone sullo spreco alimentare. La giornata di prevenzione dello spreco alimentare venne celebrata per la prima volta il 5 febbraio 2014 in Italia. Ideata ed istituita dalla campagna spreco zero, Università di Bologna con il Ministero dell’Ambiente, l’appuntamento è l’occasione per diffondere nuovi dati da parte dell’osservatorio sugli sprechi. I dati restano, ancora, non soddisfacenti: in soldoni, lo spreco settimanale medio costa 4,9 euro a nucleo familiare per un totale di circa 6,5 miliardi di euro e un costo complessivo di circa 10 miliardi di euro. L’osservatorio sugli sprechi sottolinea, come, fino a qualche anno, fa il dato si era attestato su un valore medio di 6,6 euro settimanali per nucleo familiare (il costo di 600 grammi circa di spreco settimanale), per un totale di circa 8,4 miliardi di euro.{module bannerInArticleGoogle}
La tendenza 2020 sembra essere di circa il 25 per cento in meno in termini di spreco alimentare nelle case degli italiani. Sette italiani su dieci sposano il “green new deal”, quanto al binomio cibo e salute, quasi 7 italiani su 10, il 66 per cento, hanno presente il legame fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. Soddisfacente il dato relativo alla salubrità e il valore del cibo ricercato attraverso le etichette: il 64% dichiara di consultarle al momento dell’acquisto come garanzia di sicurezza dei prodotti. Quanto al biologico, un italiano su cinque, appena il 19 per cento, si sente più sicuro a sceglierlo. Anche per loro, se volessero avere maggiori informazioni circa il cibo acquistato, l’etichetta resta riferimento primario, 40 per cento, insieme alla stagionalità dei prodotti 35 per cento e alle informazioni preventive 20 per cento.
Evitare lo spreco, quindi si può, ma servono diversi ingredienti come abolizione del superfluo, la trasparenza nella comunicazione. Ma c’è di più, l’Italia è all’avanguardia sulle donazioni alimentari. La legge 166 del 2016, entrata in vigore il 14 settembre 2016, ha prodotto risultati di riguardo, in alcune aree del Sud ha fatto registrare tassi di crescita del più 120per cento in poco tempo. Una normativa che ha dato l’avvio a esperienze di recupero e donazione in settori inediti, come i freschi, il pesce, i cibi già cotti – che mette il riflettore proprio sulle opportunità che esistono per mettere a buon uso le eccedenze una volta che si sono create, riconoscendo la “priorità” del recupero del cibo per fini sociali. Il pensiero è quello di fare quello che possiamo per ridurre il cibo nei nostri bidoni della spazzatura, sforzandoci di comprare tutto quello che realmente abbiamo bisogno.