«Prassi scorretta che si sottraeanche da un punto di vista fiscale alla somma dovuta al consumatore»
Con la riapertura delle attività spunta la “Tassa sul Covid” e in molti casi la prova è proprio negli scontrini. In alcune attività il conto a fine servizio o prestazione è parecchio più caro dopo la riapertura del 18 maggio, i soldi in più richiesti vengono giustificati con le spese obbligatorie sostenute dai commercianti per poter riaprire in sicurezza le loro attività. Non solo il Codacons, ma anche l’Unione nazionale dei consumatori hanno ricevuto in questi giorni diverse segnalazioni. Si tratta di «una prassi scorretta che si sottrae forse anche da un punto di vista fiscale alla somma dovuta al consumatore» sostengono i referenti dell’associazione. Pretendere che la spesa sostenuta per mettersi in sicurezza e poter riaprire l’attività venga pagata dal cliente, forse è chiedere troppo e viola le regole fiscali. La sorpresa però consumatori è notevole e poco piacevole visto che si tratta dell’aumento dei prezzi non troppo velato ma addirittura in alcuni casi evidenziato negli scontrini.
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Secondo l’associazione dei consumatori, bar, parrucchieri ed estetisti stanno ritoccando i prezzi al rialzo con quella che è già stata ribattezzata “Tassa Covid”. Gli aumenti vanno dal 25% fino addirittura al 66%, motivo per cui anche dall’Unione Nazionale dei consumatori è richiesto ora un accertamento. Gli esercenti chiedono soldi in più ai clienti giustificando l’aumento come una sorta di contributo per le spese sostenute a garantire il rispetto dei protocolli obbligatori nei loro locali: da due a quattro euro per ripagare le spese di sanificazione e di messa in sicurezza. Nei casi più estremi, denuncia Codacons, il cliente deve pagare 10 euro per indossare, obbligatoriamente, dall’estetista un kit di sicurezza. “Abbiamo registrato casi di centri estetici che obbligano i clienti ad acquistare in loco un kit monouso costituito da kimono monouso e ciabattine, alla modica cifra di 10 euro – afferma il presidente Carlo Rienzi –chi non versa tale “tassa” e non acquista il kit, non può sottoporsi ai trattamenti, sempre per le esigenze legate al Covid”.
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Un vero e proprio far west illegale che potrebbe configurare il reato di truffa, e contro cui il Codacons ha già presentato una denuncia alla Guardia di Finanza e all’Antitrust, fornendo tutte le segnalazioni ricevute al riguardo, affinché si avviino le dovute indagini sul territorio” aggiunge l’Associazione, che ricorda inoltre ai cittadini “che possono inviare le segnalazioni relative a rincari e sovraprezzi vari espliciti e non alla mail ufficiale info@codacons.it”. Gli aumenti riguardano anche i bar, in questo caso l’esempio registrato a Milano è emblematico. Difficile trovare nel capoluogo lombardo ancora un caffè a 1 euro o poco più: il prezzo è salito di qualche decina di centesimi, arrivando però anche a 2 euro.