Sono 43 i candidati a sindaco, 56 le liste civiche. Si vota in 22 comuni. Occhi puntati su Matera
È iniziata la corsa per i 43 candidati sindaci in Basilicata per le elezioni amministrative del 20 e 21 settembre prossimo. Tante liste civiche, ben 56, con tanti compromessi, fughe di candidati da una lista all’altra: alcuni, si dice, hanno dovuto tenere nascosto la lista con i candidati fino alle 12 del giorno di scadenza per evitare telefonate particolari. Non sono mancati i soliti veti incrociati, con l’obiettivo di evitare liste contrarie. Insomma stessa spiaggia stesso mare. Programmi, idee e nuovi intendimenti futuri, al momento, manco a parlare: prima mangiate e poi pagate.
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In Basilicata, il 20 e 21 settembre, si andrà alle urne per eleggere Sindaco e Consiglio Comunale in 22 Comuni: 13 in provincia di Potenza (Acerenza, Avigliano, Carbone, Castronuovo di Sant’Andrea, Cersosimo, Corleto Perticara, Filiano, Francavilla in Sinni, Lagonegro, Moliterno, Sant’Arcangelo, Senise, Tolve); 9 in provincia di Matera (Matera capoluogo, Accettura, Craco, Grottole, Irsina, Montalbano Jonico, Salandra, San Giorgio Lucano e Tursi).L’unico Comune con più di 15mila abitanti è Matera dove è previsto il ballottaggio nel caso nessuno dei candidati Sindaco dovesse superare il 50 per cento dei voti al primo turno.
Tante liste civiche, i partiti tradizionali fanno capolino soltanto tra i sassi di Matera 2019, dove la battaglia si farà vibrante nelle ultime ore dell’ultimo giorno di voto, ma, si deciderà al ballottaggio con i soliti sindaci che resteranno soli a contendersi uno dei migliori salotti culturali del Sud che ancora aspetta il famoso tratto ferroviario. Diciamolo una volta per sempre: il cambiamento parte dal basso. Dai borghi dove la gente comune, in alcuni territori, è accerchiata ancora da qualche feudatario che si permette di ingolosire la pancia e la mano di qualche “pover crist” ridotto alla fame della storica politica assistenziale promossa, dalla notte dei tempi, anche nella nostra Lucania. I borghi lucani hanno bisogno di cambiamento e non più di sussidi per pagare la “bolletta della luce”. L’amministrazione di un comune non permette più la gestione con titolo inferiori alle scuole superiori. Ricordiamocelo è importante. Se riusciamo a far eleggere qualche donna preparata e capace può essere non solo una novità ma una spinta verso un principio di cambiamento. Importante non abbandonare le nostre comunità per l’apparenza di fare il sindaco, lavorare per l’innovazione culturale e la crescita economica del territorio. Aiutare i poveri a diventare risorse, i diversamente abili a diventare opportunità di una società migliore. Eliminare il disagio mentale ed economico con una condivisione speciale. Insomma, un Comune come casa comune, dove il sindaco lavori dalle 5 di mattina fino alle ore tardi, per un rinascimento vero e incondizionato per la propria gente. Facciamolo ora, armati di coraggio e tanta fede. Altro, permettetemi, sono solo chiacchiere usate come distrazione mentale.